La proposta di legge nasce come risposta politica diretta all’impasse diplomatico emerso nei colloqui tra Stati Uniti e Russia sul conflitto in Ucraina. I negoziati svoltisi in Arabia Saudita nelle scorse settimane si sono infatti arenati, secondo fonti della Casa Bianca, per il deliberato rallentamento da parte del Cremlino. Mosca avrebbe chiesto la rimozione preventiva di alcune sanzioni – soprattutto quelle contro le banche e sull’export di fertilizzanti – prima ancora di discutere il cessate il fuoco.
Una mossa che l’amministrazione Trump ha giudicato inaccettabile, bollando come “frustrante” l’atteggiamento russo. A questo punto, il Congresso ha rilanciato, con un’iniziativa bipartisan che mira a stringere la morsa economica su Putin e, al tempo stesso, scoraggiare altri Paesi dal sostenere l’economia russa.
Una proposta bipartisan con l’appoggio della Casa Bianca
Il disegno di legge – presentato al Senato da Lindsey Graham (R) e Richard Blumenthal (D), e alla Camera da Brian Fitzpatrick, Joe Wilson, Mike Quigley e Marcy Kaptur – prevede: nuove sanzioni mirate contro settori chiave dell’economia russa; un regime di dazi del 500% su beni importati da Stati che acquistano energia dalla Russia (petrolio, gas, uranio, fertilizzanti). Si tratta di un messaggio chiaro anche verso India, Cina, Turchia e altre nazioni che stanno approfittando del petrolio russo a basso costo, spesso trasportato tramite la cosiddetta “flotta ombra”.
Trump: “Serve una pace giusta, non un ricatto”
Pur non essendo un fautore dell’interventismo militare, il presidente Donald Trump ha espresso più volte il desiderio di “chiudere questa guerra con un accordo onorevole”. Ma l’atteggiamento di Mosca ha raffreddato ogni spiraglio. Secondo Fox News, la Casa Bianca starebbe lavorando a un nuovo pacchetto di sanzioni contro le petroliere russe, usate per eludere i tetti imposti dal G7 sul prezzo del greggio. I super-dazi proposti dal Congresso rappresentano dunque la sponda legislativa a una strategia di isolamento più ampia.
Un’alleanza interna per la pressione esterna
Con questa mossa, il Congresso e la Casa Bianca si ritrovano uniti nel considerare la Russia un “Paese aggressore” e nel voler evitare il rischio che il conflitto si trascini per anni, logorando le democrazie occidentali e destabilizzando i mercati globali. Il messaggio agli alleati non allineati è duro ma chiaro: continuare a commerciare con Mosca avrà un costo. Non è solo una questione morale, ma una leva economica e strategica.