Pratola Serra, al via un altro processo per sei indagati

Domani prevista la celebrazione della prima udienza per sei imputati accusati di turbativa d’asta

pratola serra al via un altro processo per sei indagati
Avellino.  

“Premio Pratola Serra nel Mondo”: al via il processo per i sei imputati. Domani, davanti al giudice monocratico del tribunale di Avellino, Elena Di Bartolomeo, verrà celebrata la prima udienza per l’ex sindaco di Pratola Serra, Emanuele Aufiero e altri cinque imputati, tra ex amministratori, dipendenti comunali e legali rappresentanti dell’azienda - che ad avviso della pubblica accusa – sarebbe stata favorita. Il rinvio a giudizio per i sei fu disposto dal giudice dell’udienza preliminare Paolo Cassano il 30 marzo scorso. Il pubblico ministero Fabio Massimo Del Mauro, aveva chiesto, al termine della sua requisitoria, il rinvio a giudizio per i sei - ex amministratori, dipendenti comunali e legali rappresentanti dell’agenzia di organizzazione eventi, accusati di turbativa d’asta e falso per la gara d’appalto indetta per la gestione e l’organizzazione della manifestazione “Pratola Serra nel Mondo” risalente al 2018. I sei  – stando all’impianto accusatorio – avrebbe agevolato la ATB Consulting condizionando la gara di appalto. Gli imputati, invece, sono difesi dagli avvocati Alberico Villani, Enrico Matarazzo, Natalia Carina De Maio e Sabrina Mautone.

Scioglimento per infiltrazioni camorristiche

Ricordiamo inoltre che consiglio comunale di Pratola Serra, nell’ottobre del 2020, è stato sciolto dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, per “ingerenze da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa”, affidandone la gestione a una Commissione straordinaria per un periodo di diciotto mesi, e il 27 novembre si tornerà alle urne.

Il rigetto del ricorso da parte del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato, in settimana, ha rigettato il ricorso presentato dai legali dell’ex sindaco Emanuele Aufiero e dai suoi consiglieri comunali, tra cui il fratello Antonio.  Dunque, è stata confermata la sentenza di primo grado, emessa dal Tar del Lazio, sede di Roma, che aveva rigettato la richiesta di annullamento del decreto di scioglimento del comune irpino per infiltrazioni camorristiche.

Una decisione, quella depositata, dai giudici della terza Sezione di Palazzo Spada, che arrivata quasi contestualmente alla presentazione delle liste alle amministrative del 27 novembre (il turno dedicato proprio ai municipi sciolti per mafia).

Le motivazioni del rigetto

Nella sentenza definitiva sulla vicenda, i giudici, precisano che il provvedimento di scioglimento del comune ha carattere preventivo e cautelare “con la conseguenza che per la sua emanazione è sufficiente la presenza di elementi che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto tra l’organizzazione mafiosa e gli amministratori dell’ente considerato infiltrato”.

Elementi che - ad avviso dei giudici del Consiglio di Stato - emergono dalla ricostruzione effettuata nel procedimento amministrativo che ha portato allo scioglimento, fornendo il quadro complessivo del condizionamento, prescindendo dalle decisioni adottate in sede penale.