Aste Ok, la teste: "L’agenzia immobiliare era il ristorante di Livia Forte"

La vittima ha confermato di aver consegnato 5mila euro ad Aprile per non perdere l'immobile

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Avellino.  

di Paola Iandolo

 

Processo Aste Ok, rigettata nuovamente la richiesta di ascoltare le persone offese come “testimoni assistiti” e dunque affiancati dai proprio legali. Una richiesta motivata – ad avviso dei difensori degli imputati – dalla circostanza emersa dall’istruttoria, che alcune delle vittime avrebbero concorso nel reato di turbativa d’asta pur di rientrare in possesso dei beni finiti nelle procedure esecutive del tribunale di Avellino.

Anche nel corso dell’udienza svoltasi oggi nell’aula bunker del carcere di Poggioreale i difensori degli imputati hanno reiterato, senza esito di ascoltare i testimoni, con l’assistenza tecnica di un difensore di fiducia, in quanto a loro avviso le persone offese nel processo Aste ok – gli esecutati – avrebbero commesso gli stessi reati degli imputati. Contestato dalle difese il concorso in turbativa d’asta nei confronti di coloro i cui beni immobili erano finiti all’incanto.

Le accuse mosse contro gli imputati

Dal canto loro alcuni degli esecutati ascoltati in aula hanno “chiarito di aver cercato di tornare solo in possesso dei loro beni”. In particolare la teste ascoltata oggi ha dichiarato di “aver consegnato 5mila, a fronte di 20mila richiesti per non perdere l’immobile, all’imputato Armando Aprile (difeso degli avvocati Alberico Villani e Alessandro Diddi)”. In particolare la donna ascoltata oggi ha dichiarato che “in più occasioni visionarono la casa e, in una di queste, fu lasciato il biglietto di una agenzia immobiliarema quando l'amica della donna ascoltata in aula si recò presso l’agenzia indicata, le fu riferito di rivolgersi al ristorante di Livia Forte “It’s Ok””. Il processo è stato rinviato al 4 novembre per ascoltare altre testi citati dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli.