In Bosnia-Erzegovina hanno provocato un coro di reazioni critiche e sdegnate le dichiarazioni del presidente croato Zoran Milanovic, secondo cui la Bosnia come stato dei cittadini e non come uno stato fondato sull'appartenenza etnica, e' "un sogno molto lontano e una cosa bella" .E per arrivarci, ha aggiunto usando una metafora, "prima ci vuole il sapone e poi il profumo". Per Milanovic, i problemi dei croati bosniaci non si possono risolvere con atti di cosmesi, e nessuna decisione strategica potra' essere presa in Bosnia senza l'accordo di tutti e tre i popoli costituenti - serbi, croati e bosgnacchi. Il paragone con sapone e profumo e' stato interpretato con indignazione, come espressione di sciovinismo e razzismo da diversi politici bosniaci. A reagire negativamente sono stati tra gli altri il membro bosgnacco della Presidenza tripartita Sefik Dzaferovic e il suo collega croato Zeljko Komsic, che hanno accusato il presidente croato di essere "in odore di fascismo e xenofobia" e che "non esiste sapone o profumo che possa coprire tale odore". L'unica pulizia che la Croazia ha aiutato a fare in Bosnia e' stata quella etnica, ha detto il leader del "Nostro partito", Pedja Kojovic, mentre per Nermin Niksic, segretario del Partito socialdemocratico, Milanovic "non si comporta ne' come statista ne' come socialdemocratico".