Le dimissioni di Carlos Tavares e la crisi dell'auto in Europa: le vere ragioni

L'auto elettrica, a meno di un motore a idrogeno sicuro e non costosissimo, non è la causa

le dimissioni di carlos tavares e la crisi dell auto in europa le vere ragioni

Il programma europeo “Fit for 55” potrebbe rappresentare un’opportunità per rilanciare il settore, ma richiede una riorganizzazione profonda dell’industria

Le dimissioni anticipate di Carlos Tavares da amministratore delegato di Stellantis hanno scosso l’opinione pubblica, evidenziando un sistema che premia la leadership aziendale con liquidazioni milionarie mentre scarica sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini i costi di una crisi industriale senza precedenti. Questo evento è emblematico di una profonda dissonanza tra gli interessi dei manager e quelli del tessuto sociale che compone il settore automobilistico, oggi in balia di decisioni finanziarie di breve termine e di una transizione ecologica gestita in modo incerto.

La crisi del settore auto: lavoratori e cittadini al margine

Stellantis ha registrato utili record nel 2023, pari a 18,6 miliardi di euro, con una conseguente crescita del valore delle sue azioni e bonus milionari per i dirigenti. Tuttavia, a fronte di questi numeri esorbitanti, solo un anno dopo l’azienda ha annunciato una grave crisi, richiedendo interventi pubblici per evitare ulteriori sacrifici nella filiera produttiva. Nel frattempo, in Italia, dalla fondazione di Stellantis, oltre 12.000 lavoratori sono stati invitati a lasciare l’azienda, sottolineando come le scelte strategiche abbiano penalizzato soprattutto il nostro Paese.

Il calo della produzione automobilistica in Italia è drastico: meno della metà rispetto all’inizio del secolo, un terzo rispetto alla Spagna, e un sesto rispetto alla Germania. A pagarne le conseguenze sono stati soprattutto i fornitori italiani, molti dei quali si trovano ora in gravi difficoltà economiche.

Il nodo della transizione elettrica

L’auto elettrica rappresenta indubbiamente il futuro della mobilità, sia per rispondere alle necessità ambientali sia per mantenere competitività nel panorama globale. Tuttavia, l’Europa sta vivendo una transizione difficile, tra la resistenza di alcuni produttori a investire e le sfide legate al cambio di paradigma produttivo. La stagnazione delle vendite delle auto endotermiche è un dato di fatto, ma l’elettrificazione, più che una minaccia, potrebbe essere un’opportunità per l’industria europea.

Nonostante ciò, l’industria automobilistica europea sembra essere intrappolata in un approccio miope, che privilegia i margini di profitto immediati rispetto a investimenti strutturali necessari. Le risorse vengono spesso destinate a lobbying contro regolamentazioni ambientali invece che allo sviluppo di tecnologie innovative.

Il ruolo dell’Italia e il ritardo europeo

L’Italia, storicamente un leader nel settore automobilistico, ha perso gran parte del suo peso specifico. La delocalizzazione dei centri decisionali e produttivi da parte di Stellantis, insieme all’assenza di una visione strategica, ha depotenziato il tessuto industriale nazionale. L’Europa nel suo complesso si trova oggi in ritardo rispetto ai competitor asiatici, che hanno saputo investire massicciamente in ricerca e sviluppo, soprattutto nell’ambito delle tecnologie elettriche.

Il programma europeo “Fit for 55” potrebbe rappresentare un’opportunità per rilanciare il settore, ma richiede una riorganizzazione profonda dell’industria. La sostenibilità della mobilità non passa solo per l’elettrificazione dei veicoli, ma anche per la riduzione del parco circolante, il miglioramento delle infrastrutture, e lo sviluppo di nuove modalità di trasporto meno impattanti.

Una visione per il futuro

Per invertire la rotta, è necessario un nuovo patto tra tutti gli stakeholder europei. L’industria automobilistica deve abbracciare un cambio di paradigma, puntando su innovazioni tecnologiche e sulla creazione di un ecosistema integrato che includa software, telecomunicazioni, automazione, e riciclo. Allo stesso tempo, i governi europei devono dimostrarsi capaci di promuovere politiche industriali coerenti, superando frammentazioni nazionalistiche che rischiano di rallentare il processo di transizione. Le dimissioni di Carlos Tavares e la parabola discendente di Stellantis non rappresentano solo un caso aziendale, ma il simbolo di una crisi più ampia che coinvolge l’intera industria europea.

La strada verso una mobilità sostenibile e competitiva è lunga, ma rappresenta l’unica opportunità per l’Europa di riconquistare una posizione di leadership globale. Questo processo richiede coraggio, investimenti mirati e una visione strategica che metta al centro non solo i profitti, ma anche il benessere dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente.