Nuoto, Barelli:"Senza soldi veri, in Italia lo sport morirà"

Il presidente della Federnuoto ha guidato in prima persona la protesta davanti a Montecitorio

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Il mondo delle piscine e delle palestre è sceso in piazza per protestare. Lo ha fatto questa mattina davanti al Palazzo di Montecitorio a Roma guidato dal presidente della Federazione Italiana Nuoto, il Senatore Paolo Barelli. Le richieste sono state semplici, chiare e dirette: “O riaprire gli impianti oppure avere ristori all’altezza”. Sulla situazione ha il massimo dirigente della Fin si è fatto sentire.

"Sono tutti preoccupati e addolorati – ha spiegato Barelli - perché hanno speso centinaia di migliaia di euro per mettere i loro impianti in sicurezza e adesso se si chiude non si riparte. Se falliscono le società, non ci sarà lavoro e non ci sarà neanche più lo sport. Cosa chiediamo? Di farci riaprire o di darci contributi veri, non ristori come questa elemosina. Parliamo di attività sociale ed economica e quindi lavorativa, che deve essere trattata adeguatamente. I numeri dimostrano l'importanza del nostro mondo sia dal punto di vista sociale che economico. Mi riferisco soprattutto a società che hanno in gestione impianti e che hanno speso centinaia di migliaia di euro in questi mesi per tenerli in funzione e metterli a disposizione della comunità. Non smetterò mai di dire che lo sport in Italia si fa solo ed esclusivamente perché esistono le associazioni sportive. Lo sport non lo si pratica nella scuola o grazie ai fondi inesistenti delle amministrazioni comunali. Lo sport è garantito solo ed esclusivamente dalle oltre 100 mila associazioni e da presidenti, dirigenti, tecnici, allenatori ed istruttori che sono diventati professionisti di questo mondo. Quindi mi lusingano i colleghi politici che parlano di paracaduti sociali per sostenerlo. Ci vorranno più di cento anni per vedere piscine e o palestre nelle scuole pubbliche, quindi l'unico modo è sostenere le società sportive e chi ci lavora. Non possiamo esser soddisfatti per i due o tre mila euro arrivati alle associazioni dopo il primo lockdown. Se non ci sono soldi veri come promesso, lo sport muore in Italia. Il problema non è solo ostacolare l'attività dei campioni come Massimiliano Rosolino, Federica Pellegrini, Tania Cagnotto o il Settebello, ma far morire l'intero sistema sportivo nazionale".