Dimissini Belloni, è già totonomine alla sua successione al vertice del Dis

Il nuovo caso del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza

dimissini belloni e gia totonomine alla sua successione al vertice del dis

Ursula von der Leyen da tempo la lusinga con la prospettiva di un ruolo di peso a Bruxelles

Confermate le dimissioni di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis, è già totonomine alla suasuccessione al vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. La nomina del nuovo capo dovrebbe avvenire in tempi brevissimi, anche al prossimo Consiglio dei ministri.

Elisabetta Belloni ha annunciato le sue dimissioni dalla guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) a partire dal 15 gennaio, una decisione che ha colto di sorpresa il governo e gli apparati istituzionali. La notizia, anticipata dalla stampa, ha suscitato reazioni immediate e ha messo in luce le tensioni accumulate negli ultimi mesi tra la direttrice e i vertici dell'esecutivo. Nonostante la scadenza naturale del suo mandato fosse prevista per maggio 2025, Belloni ha scelto di anticipare la conclusione della sua esperienza alla guida dell'intelligence italiana.

La decisione non è stata improvvisa né impulsiva, ma il frutto di una riflessione lunga e sofferta. Pochi erano a conoscenza della lettera che Belloni ha consegnato personalmente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al sottosegretario Alfredo Mantovano il 23 dicembre, formalizzando il suo passo indietro. Tuttavia, la fuga di notizie ha provocato un confronto teso tra Belloni e Meloni, con reciproche accuse riguardo alla responsabilità della diffusione dell'informazione.

La carriera di Elisabetta Belloni è segnata da ruoli chiave nel Ministero degli Esteri, dalla guida dell'Unità di crisi nel 2004 al ruolo di segretaria generale della Farnesina nel 2016. Nel 2021, Mario Draghi la nomina direttrice del Dis, una scelta confermata successivamente da Meloni nel 2022. La premier, infatti, aveva riposto grande fiducia in Belloni, tanto da volerla come sherpa per il G7 italiano. Eppure, negli ultimi mesi, il rapporto tra le due si è incrinato.

Dietro la decisione della direttrice si intravedono divergenze strutturali e strategiche. Da una parte, il sottosegretario Mantovano e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che hanno progressivamente ridotto il perimetro operativo della diplomatica, spesso bypassando la direttrice nelle interlocuzioni con le agenzie di intelligence. Dall'altra, una crescente insofferenza della stessa Belloni verso quello che ha percepito come un isolamento istituzionale.

Un altro elemento critico è stata la gestione delle dinamiche interne legate alla sicurezza nazionale, sempre più influenzate dalla dimensione politica. Belloni ha assistito al deteriorarsi della coerenza strategica tra le diverse anime dell'apparato governativo, un quadro reso ancora più complesso dal contesto geopolitico globale in rapida evoluzione.

La sua assenza nel viaggio di Meloni negli Stati Uniti, lo scorso 4 gennaio, è stata un segnale inequivocabile. Se fino a poco tempo prima Belloni era considerata una figura indispensabile per i dossier più delicati, nelle ultime settimane la sua centralità è apparsa drasticamente ridimensionata.

Nonostante le speculazioni su un possibile futuro incarico europeo, Belloni ha ribadito di non aver preso la decisione di lasciare il Dis in cambio di una promessa professionale. La sua è stata una scelta di responsabilità e di dignità istituzionale, maturata nella consapevolezza che il suo spazio operativo si era ormai ridotto.

Il suo addio segna la fine di un'epoca per l'intelligence italiana e apre una fase delicata per la successione, che dovrà essere gestita rapidamente e senza ulteriori scossoni politici. Resta l'eredità di una figura che ha incarnato per anni una visione rigorosa e strategica della sicurezza nazionale, ma che ha dovuto arrendersi di fronte a dinamiche politiche che hanno reso insostenibile il suo ruolo.