Covid, la ricerca rivela perché gli anziani sono più a rischio

Lo ha scoperto l'indagine di Unimore pubblicato su Communications Biology

covid la ricerca rivela perche gli anziani sono piu a rischio

E' stato evidenziato fin dall'inizio della pandemia di Sars-Cov2 che l'eta' avanzata rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo della forma severa della sindrome Covid-19, oggi un nuovo studio descrive quali sono le principali caratteristiche immunitarie delle cellule presenti nel sangue e nei polmoni dei pazienti ultra 70enni che contribuiscono alle forme gravi di Covid-19, portando all'intubazione o alla morte. Il lavoro di ricerca e' stato condotto da un team di Unimore, coordinato dal professore Andrea Cossarizza, insieme a Sara De Biasi e a Domenico lo Tartaro. Lo studio, pubblicato su Communications Biology, ha analizzato 64 pazienti con grave infezione da SarsCov-2, dei quali 31 con eta' maggiore di 70 anni e 33 con eta' inferiore ai 60 anni. La quantificazione di oltre 60 molecole solubili e la precisa identificazione delle principali sottopopolazioni dei globuli bianchi, spiegano i ricercatori, hanno permesso di osservare che i pazienti anziani con Covid-19 grave hanno differenti livelli plasmatici di decine di citochine (molecole proteiche) sia infiammatorie, sia anti-infiammatorie, diverse proporzioni di cellule mononucleate del sangue periferico, e una diversa qualita' delle cellule T, sentinelle in grado di 'ricordare' il nemico (un virus ad esempio) e di far scattare una risposta immunitaria. La ricerca, spiega Sara De Biasi, "suggerisce che l'infiammazione, unita all'incapacita' di montare una risposta antivirale adeguata, potrebbe esacerbare la gravita' della malattia e il peggior risultato clinico nei pazienti anziani". "Aver chiarito i meccanismi molecolari che vengono attivati nella fase finale e piu' drammatica dell'infezione da SarsCov-2 - aggiunge Andrea Cossarizza - e' un ulteriore tassello nella comprensione della patogenesi di questa infezione. Va sottolineato che quanto abbiamo descritto in questo studio e' accaduto nel primo anno della pandemia, quando ancora non c'erano i vaccini, il cui uso ha permesso di salvare milioni di persone, soprattutto quelle anziane e fragili. Ma l'attenzione non deve calare, dato che purtroppo ancora oggi vediamo quadri di questo tipo nelle persone che non si sono vaccinate".