La musica per combattere gli effetti del coronavirus nei più piccoli

Gli effetti paralleli del covid-19 e i benefici della musica

la musica per combattere gli effetti del coronavirus nei piu piccoli

La lotta al covid-19 continua. Passa per gli hub adibiti alle campagne vaccinali; passa ovviamente per i comportamenti dei cittadini responsabili, che sanno e sapranno attenersi alle norme relative al contenimento del contagio; infine, passa anche per la musica.

Sembra un’affermazione forte, forse azzardata, poiché si è soliti pensare che ascoltare la musica sia un passatempo o un modo particolarmente melodico di tenersi compagnia. In realtà, la musica è ben più del brano che si può estrapolare da youtube con un convertitore mp3 e ascoltare sul proprio dispositivo, magari risparmiando sulla connessione internet ed evitando quelle fastidiose pubblicità. La musica è una forma di espressione che aiuta a combattere anche i sintomi peggiori dei mali di oggi. Tra questi, purtroppo, si annovera anche il covid-19.

Gli effetti paralleli del covid-19

È bene tenere presente che il coronavirus ha innescato una pandemia che non cresce unicamente in proporzione alla diffusione del contagio, in senso stretto. Dietro i dati che – quotidianamente – riportano i nuovi numeri di guarigioni o il più recente indice di positività, si muovono informazioni che non sempre hanno voce. Si parla dunque di ansia legata alla chiusura della propria attività commerciale; si parla di depressione per la perdita di un proprio caro (o del rischio che questa perdita avvenga presto).

In così poche parole, si sintetizzano situazioni molto complesse e se ne lasciano fuori altrettante. Si pensi, adesso, a tutte quelle persone che non hanno voce, o che non hanno ancora maturato le giuste parole per le emozioni che provano: è il caso di molti bambini o neo-adolescenti che hanno vissuto e stanno vivendo una fase della vita già abbastanza complessa, in un contesto che neanche gli adulti sanno ben gestire o spiegare.

A questi sintomi “paralleli” della pandemia può rispondere la musica. Esistono infatti delle autentiche forme di terapia musicale (o musicoterapia) che possono aiutare a smussare e affrontare i sintomi più complessi legati ad ansia, depressione e altri mali, più o meno collegati alla pandemia che sta colpendo il pianeta.

I benefici della musica

Tra gli effetti più terapeutici vi sono poi quelli che solitamente si danno per scontati, e che valgono soprattutto per i soggetti più piccoli e fragili: i bambini, grazie alla musicoterapia attiva (basata sulla produzione di suoni) o alla musicoterapia passiva (basata sull’ascolto di melodie ricercate appositamente per risvegliare e esporre certe sensazioni), possono infatti esprimere meglio la sofferenza maturata in questo periodo di incertezza. Questo è uno dei più grandi poteri della musica: le giuste melodie possono esprimere le sensazioni più profonde di qualcuno senza che egli ne abbia consapevolezza.

Non si dimentichi mai che i bambini assimilano il dolore che vedono: sia quello di congiunti colpiti dal covid-19, sia quello di genitori che non riescono a sostenersi economicamente per via delle chiusure delle attività commerciali; il senso di perdita e la depressione possono assumere forme altrettanto virulente di quelle della pandemia. Da qui la necessità di contrastarle e porre rimedio all’ansia generalizzata che questa emergenza – in una forma o nell’altra – ha innescato.

Nella pratica della musicoterapia si pensa infatti a trovare un equilibrio tra il terapeuta e il paziente, finalizzato alla creazione di un rapporto che sia terapeutico per il bambino. Il punto è proprio l’espressione delle sue emozioni, che deve passare anche attraverso la scoperta dei suoi gusti personali e delle sue inclinazioni (specie quando si tratta dell’uso di uno strumento musicale).

Non è un caso che si stia assistendo a una crescita dei numero di progetti legati alla musicoterapia e alla sua applicazione dentro e fuori gli ospedali: alcune melodie e determinate modalità possono, infatti, venire particolarmente incontro a quei giovani che hanno bisogno di affrontare il dolore o la frustrazione legata all’ospedalizzazione.