Boom aziende che chiudono nel Sannio, Libera: si tenga conto del racket

L'associazione commenta i dati diffusi dalla Camera di Commercio

boom aziende che chiudono nel sannio libera si tenga conto del racket
Benevento.  

Sull'allarme rilanciato dai dati diffusi dalla Camera Commercio in cui si evidenziavano le difficoltà del tessuto imprenditoriale con la chiusura di più aziende rispetto a quelle che nascono interviene il coordinamento provinciale di Libera Benevento sottolineando:

“Innanzitutto un assordante silenzio a riguardo. Nel nostro territorio – spiega l'associazione - vengono commentate solo le apparenti esaltati classifiche e si tace rispetto a quelle che realisticamente e drammaticamente certificano una realtà che si fa di tutto per nascondere e non affrontarla per la serietà che dimostra.
Andando nello specifico dei dati, un altro elemento di riflessione è che nelle cause non viene mai preso in considerazione anche un ipotetico condizionamento della criminalità organizzata, soprattutto in particolari zone della nostra provincia come ad esempio la Valle Caudina.
Non diciamo che possa essere la primaria causa, ci mancherebbe, ma non prenderla in considerazione anche marginalmente lo si ritiene una grande superficialità. Bisogna tener conto che oggi sono mutate anche le dinamiche del racket. Ai metodi tradizionali del così detto “contributo per la protezione” da elargire a Natale, Pasqua e ferragosto, “la tassa fuori bilancio”, oggi si affiancano anche altre strategie. S’impongono assunzioni del personale, le ditte di pulizia, i fornitori, e se a ciò si aggiunge anche l’intercettazione di lavori pubblici e finanziamenti ad hoc, racket, corruzione e malaffare diventa una miscela capace di scoraggiare anche gli imprenditori più audaci.
Quanti commercianti sono schiavi di varie forme di estorsione? Tutta la classe dirigente si pone mai questo interrogativo? Esistono forme estorsive che potremmo definire light.
Ad esempio presentarsi in una profumeria e pretendere una marca di profumo particolare ed “ovviamente” non pagare. Oppure fare la settimanale spesa in un piccolo supermercato e non pagare e spesso essere anche ossequiati. Entrare in un tabacchino, rifornirsi di sigarette, non pagare e come se non bastasse anche la spavalderia di prendersi un biglietto “gratta e vinci”. Si potrebbe continuare con gli esempi di arroganza.
Un altro elemento di riflessione che sollecita l’inchiesta è che ci sono zone che bisogna davvero proteggere da infiltrazioni di ogni tipo. Ci si riferisce in particolare alle così dette zone interne di spiccata vocazione agricola, che guarda caso, rappresentano il volano economico del nostro territorio. Bisogna stare attenti e non può scivolarci quanto avvenuto nel settore dell’edilizia, spesso consono al riciclaggio e senza nessun indotto per il territorio, in quanto anche le aziende delle materie prime rientrano nel sistema. Aziende locali hanno fortemente risentito dello smoderato ingresso nel mercato Sannita di aziende di altre province. Tutte in liquidità, senza nessuna necessità di dover ricorrere al credito bancario. Questo ha fortemente condizionato la competitività delle nostre aziende.
Infine, quando si parla di nuove aziende, anche qui bisognerebbe avere sempre un’aliquota di spirito critico.
Non dimentichiamo che ci sono presta nomi, quelle comunemente chiamate “teste di legno”. Iniziative commerciali che hanno il solo scopo di riciclare il denaro sporco riveniente dalle attività illecite, in modo particolare lo spaccio di sostanze stupefacenti o dell’usura. Due attività che rappresentano il core business della criminalità sul territorio ed in provincia.
Crediamo che non passi inosservato che ci sono attività commerciali, che si presentano anche bene, che puntualmente e ciclicamente chiudono. Ci permettiamo di ipotizzare che non è solo questione di congiuntura del mercato.
Fa pensare che queste considerazioni siano puntualmente assenti nel dibattito pubblico.
Si respira sempre la sensazione che si volesse occultare, proteggere o nascondere. Paura che nell’affrontare tali tematiche di metta in cattiva luce il territorio o, ancor peggio, che possano emergere corresponsabilità , complicità e connivenze.
Tutto ciò lo gridiamo ad alta voce alla vigilia del 28 Gennaio, giorno in cui Benevento accoglierà la teca che conterrà la Quarto Savona 15. L’auto su cui viaggiavano Rocco Dicillo, Vito Schifani ed Antonio Montinaro. La scorta di Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci. Quella teca deve interrogarci, un po’ imbarazzarci, ma nel contempo aprire anche orizzonti di speranza.
Abbiamo il dovere di guardare al futuro gettando le basi per un cambiamento.
Di certo abbiamo tanti giovani che in altre regioni riescono a realizzare ciò che non è stato possibile nel proprio territorio. E questo fa male ! Ma nel contempo riteniamo che sia anche importante raccontare ed accendere i riflettori sulle tante iniziative emergenti in diversi settori economici ed in tutta la provincia Sannita.
Dobbiamo sempre denunciare il male e le ingiustizie ma nel contempo mai cadere nell’imperativo del negativismo. Dobbiamo raccontare il bello, le tante positività economiche del nostro territorio. Esaltiamo le tante meravigliose iniziative.
Responsabilità impone un gioco di squadra, libero, partecipato e plurale.
Diamoci come obiettivo di invertire la rotta delle classifiche, anche di quelle che volutamente si fanno cadere nel dimenticatoio”.