“Non si può amministrare un territorio in questo modo. Non so più a chi rivolgermi per le criticità da sempre denunciate e come atto estremo sono anche pronto a consegnare la mia fascia tricolore nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella”.
Angelo Pepe, ingegnere e sindaco di Apice, nel Sannio non si rassegna dianzi a quella scena di devastazione irreparabile del ponte antico crollato. Realizzato tra il 1838 e il 1846 il “gran ponte di Apice” non c'è più (LEGGI ALTRO SERVIZIO) ed oggi la rabbia è davvero tanta tra gli amministratori del centro della valle del fiume Calore. Ora i detriti e le antiche pietre, ricollocate e riposizionate dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono in acqua ed ostacolano anche il normale deflusso del fiume Calore. Abbiamo incontrato il sindaco di Apice in Comune. Dopo un lungo sopralluogo è rientrato nella sua stanza ma la rabbia resta tanta. Il telefono squilla in continuazione anche mentre si intrattiene con i carabinieri di Apice e con un tecnico comunale per fare il punto sulla situazione.
E' un fiume in piena, vuole urlare al mondo intero che lui, quel ponte, ha cercato di salvarlo in tutti i modi. Modi che, vista la difficoltà economica in cui versano praticamente la maggior parte dei comuni, sono stati messi in campo a suo di documenti protocollati e inviati a “Provincia, proprietaria del ponte, Procura, Prefettura, Soprintendenza, al commissario straordinario dell'alluvione del 2015 e a tanti altri enti. Avevamo annunciato che prima o poi sarebbe crollato. Abbiamo acceso più e più volte lo stato in cui versava il ponte. Crollo annunciato nel 2015 e nel 2021 nello stato di calamità che ho presentato a febbraio scorso a causa delle gravi difficoltà che presenta il nostro territorio sul fronte idrogeologico. Criticità che non sono sanabili assolutamente con piccoli interventi ma servono urgentemente opere importanti e risolutive”.
Il primo cittadino ripercorre poi la storia dell'allarme lanciato per la stabilità dello storico Manufatto: “A marzo scorso alcuni nostri concittadini che spesso effettuavano trekking lungo il fiume Calore ci avevano informato di aver notato crepe anomale e altre situazioni di pericolo. Allo stato di quella segnalazione – ricorda poi il sindaco Pepe – abbiamo effettuato un sopralluogo e scrivemmo a tutti annunciando l'urgenza di intervenire. Scrivemmo a tutti, dal ministro alle infrastrutture alla Regione e agli organi locali competenti come la Protezione Civile, al Genio civile e alla Provincia e alla Prefettura. In seguito a quel rapporto il 15 marzo la Soprintendenza e la Provincia avevano fatto un sopralluogo in cui si era messo in evidenza l'urgenza di effettuare dei lavori per mettere in sicurezza quel ponte” che nel frattempo era stato anche transennato dal comune per impedire che qualcuno vi passeggiasse.
“Dopo cinque mesi ecco la sorpresa con un risveglio, quello di oggi, amarissimo e che non potrà mai essere sanato. Il territorio con la perdita di un reperto così importante resterà ferito per sempre. Quel ponte non si doveva perdere. Questo è il risultato di un'inerzia troppo grande. Nonostante le nostre difficoltà, il Comune si era reso disponibile alla progettazione previo un finanziamento per mettere in sicurezza quel manufatto. Oggi ci sono tante risorse e spero che questa situazione venga sanata”.
Al di là dell'aspetto finanziario e tecnico il primo cittadino di Apice è amareggiato per il silenzio che ha caratterizzato l'intera vicenda. “Il dato è che una comunità nonostante faccia appello agli organismi istituzionali di livello superiore non viene ascoltato”.
Il ponte è crollato in modo 'verticale' “non in presenza di agenti atmosferici come una piena o altro. "Il nostro ponte è crollato probabilmente anche a causa delle vibrazioni alle quali l'intera zona è sottoposta con il passaggio dei mezzi pesanti (anche l'attuale ponte percorribile con i veicoli presenta zanelle laterali lesionate ed usurate ndr) e anche in vista della realizzazione dell'alta velocità e alta capacità ferroviaria bisogna tenere presente la peculiarità e la fragilità del territorio di Apice. Ormai le nostre strade non sono idonee a sopportare carichi importanti e continui. Anche questo ho denunciato agli organi preposti attraverso la polizia locale. Non ci sono state risposte. Non ho interlocutori e non so più cosa fare. Io a questo punto credo che un atto estremo può essere di prendere la fascia della comunità di apice e portarla al presidente Mattarella. Il il territorio in questo modo e con questi silenzi non lo posso più gestire”.