Fondi europei, ecco l'"Irpinia che vogliamo" - video

Ad Avelino il convegno sulla programmazione 2014 - 2020 con il governatore Stefano Caldoro

Avellino.  

La lista delle buone intenzioni è lunga. “L'irpinia che vogliamo” è certamente diversa, più collegata, più efficiente, in una parola: più europea. E la programmazione dei fondi che arriveranno da Bruxelles fino al 2020 è l'ultimo treno. Almeno su questo tutti concordi al tavolo dei relatori che si sono dati appuntamento al Carcere Borbonico di Avellino per il convegno dal titolo: L'Irpinia che vogliamo.

Infrastrutture, servizi, agricoltura e beni ambientali gli assi portanti sui quali costruire una strategia per il futuro.

Quattro gli assi intorno ai quali ruota la programmazione del futuro. Il presidente dell Provincia Domenico Gambacorta ha chiarito il percorso invitando tutti a guardare le aree interne della campania nella sua interezza, senza steccati. Per il sindaco di Ariano la vera criticità restano i tempi della burocrazia.

Avellino come porta rurale della campania, il capoluogo è chiamato a trasformarsi in una vera città europea. Ma con i tagli e la desertificazione e le politiche energetiche che puntano a trivellare il territorio anziché valorizzarne le risorse, l'obiettivo, per il sindaco Paolo Foti, è molto più difficile da centrare. 

 

E tra le principali risorse su cui puntare c'è sicuramente la ricchezza d'acqua. Ma su questo tema la posizione del presidente della Regione Campania è chiara: "no a gelosie territoriali – ha detto – ragioniamo in termini ampi, sì all'Ato regionale".

E al sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, che proprio dal cantiere della Pavoncelli bis a Caposele, soltanto ieri aveva incalzato la Regione sull'accordo di programma quadro per la concessione delle acque, Caldoro ha risposto piccato: “Il sottosegretario non è bene informato. Abbiamo già firmato”.