Inchiesta teatro Gesualdo: "Al Cda solo poteri di mero indirizzo e controllo"

Per i giudici della Corte di Appello il Cda era privo del controllo contabile

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

L’appello della Procura contro la sentenza di proscioglimento emessa dal gup del tribunale di Avellino, è stato da un lato dichiarato inammissibile e dall'altro (accuse di peculato) è stato rigettato. In un passaggio i giudici della II sezione Penale della Corte di Appello di Napoli precisano che il ricorso proposto "non consente di superare le argomentazioni del primo Giudice che ha fatto leva da un lato, sulla natura dei poteri dei componenti del cda di mero indirizzo e controllo e privi di poteri di controllo contabile e dall’altro sulla impossibilità per i componenti del collegio dei revisori dei conti di materiale accesso ai valori presenti in cassa”.  Anche il procuratore Generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. 

Nel corso dell'udienza preliminare

La sentenza di proscioglimento fu emessa nel maggio del 2022. Il Gup del Tribunale di Avellino, Marcello Rotondi prosciolse dalle accuse contestate - a vario titolo di peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico - nei confronti dei componenti dell’allora Consiglio di Amministrazione. La sentenza di proscioglimento fu emessa per Luca Cipriano, difeso dall’avvocato Benedetto Vittorio De Maio, per Salvatore Gebbia, difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero, per Carmine Santaniello, difeso dall’avvocato Sabato Moschiano insieme ai componenti del collegio dei revisori dei conti Ottavio Barretta, difeso dagli avvocati Carmine Danna e Francesco De Beaumont, Antonio Savino difeso dagli avvocati Luigi Petrillo e Italo Benigni e Antonio Pellegrino, difeso dall’avvocato Benedetto Vittorio De Maio oltre agli affidatari del servizio di contabilità, Marino Giordano difeso dall’avvocato Fernando Taccone e Mario Ziccardi, difeso dall’avvocato Teodoro Reppucci. Mentre fu rinviato a giudizio l’ex direttore, D.B. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Avellino, Marcello Rotondi ritenne che l’istruttoria dibattimentale dovesse essere affrontata solo dal direttore dell’epoca. Procedimento tutt'ora in corso.