di Paola Iandolo
Clan Sangermano, i presunti capi della cosca sgominata ieri da un'operazione di Dia di Napoli e Carabinieri del Nucleo Investigativo Castello di Cisterna hanno fatto tutti scena muta davanti al Gip che ha firmato l'ordinanza di 1600 pagine contro il clan, il giudice Fabrizio Finamore.
In silenzio è rimasto il quarantaduenne, Agostino Sangermano assistito dal penalista Raffaele Bizzarro, che ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ora si punta tutto sul Riesame.
Scema muta anche per gli altri principali indagati sottoposti alla misura cautelare in carcere. A partire dal fratello Nicola Sangermano, al braccio destro Paolo Nappi, detto Papino, al cognato del boss Salvatore Sepe. Ha rilasciato dichiarazioni spontanee l’indagato Angelo Grasso, difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero.
Lunedì sono stati fissati gli interrogatori di garanzia per altri indagati sottoposti alla misura cautelare in carcere tra cui quello di Luigi Vitale, detto O’Stak e coinvolto già nel processo sulle connivenze tra esponenti del clan e gli amministratori del comune di Pago del Vallo di Lauro. Vitale fu l’unico ad essere condannato in primo grado a 7 anni di reclusione e in appello ridotta a sei anni e 8 mesi per l’episodio di estorsione nei confronti di Patrizio Donnarumma, titolare di una ditta edile.