Una egemonia, quella del clan Sangermano, con a capo Agostino e Nicola di 43 e e 44 anni (difesi dall’avvocato Raffaele Bizzarro), che aveva ramificato in Irpinia con i suoi affiliati: dal Vallo Lauro a Monteforte Irpino. L’ordinanza di 1600 pagine, più altre 900 relative ai sequestri preventivi di immobili (terreni e fabbricati), società, auto e rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro, è relativa agli anni dal 2016 al 2019. La base del gruppo criminale era San Paolo Belsito.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il clan era particolarmente attivo nel settore delle estorsioni, con le modalità dell'imposizione della fornitura: obbligava numerosi commercianti della zona ad acquistare articoli caseari da aziende collegate alla cosca e imponeva agli imprenditori edili di rifornirsi da una sola rivendita di riferimento, anche questa riconducibile al clan.
riciclaggio e prestiti ad usura
Ma il controllo capillare del territorio avveniva anche tramite riciclaggio, prestiti ad usura e la concorrenza illecita esercitata grazie alla forza di intimidazione dell'organizzazione criminale. La presenza pressante dei Sangermano sul territorio emerge da uno degli episodi ricostruiti dai carabinieri nel corso delle indagini: durante la processione della patrona del paese, l'effigie della Madonna era stata fatta passare davanti all'abitazione di Agostino Sangermano (tra i destinatari della misura odierna), dove c'era stato l'inchino in segno di rispetto. Era il 2016, in quella circostanza il parroco di San Paolo Belsito, don Ferdinando Russo, abbandonò la processione.
Le accuse
La misura è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, con personale della Direzione Investigativa Antimafia, al termine di indagini condotte dai militari e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. I destinatari del provvedimento sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, questi ultimi con l'aggravante delle finalità e delle modalità mafiose.