Avellino, agguato a rione Quattrograna: "Non sapevano della presenza di un’arma"

Gli indagati hanno fornito una loro versione dei fatti al pm, chiarendo la loro posizione

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Avellino.  

Tentato omicidio Romagnuolo, gli interrogatori sono durati oltre sei ore. Interrogatori, richiesti dagli stessi indagati e svoltisi in un clima di massima collaborazione al fine di ricostruire la dinamica dell’episodio avvenuto a Quattro Grana Ovest, nell’ottobre del 2021. Tre dei quattro indagati ascoltati ieri mattina - dal pubblico ministero Vincenzo Toscano – non sapevano che uno di loro fosse armato. Ora gli avvocati Alfonso Chieffo, Claudio Mauriello e Gaetano Aufiero depositeranno le istanze per chiedere l’attenuazione o la revoca delle misure alle quali i loro assistiti sono sottoposti dallo scorso 15 settembre, con le accuse di tentato omicidio in concorso, detenzione e porto abusivo di armi o strumenti atti all’offesa e minaccia aggravata.

Ad eseguire le misure cautelari in carcere i carabinieri del comando provinciale di Avellino. L’attività investigativa prese il via dopo un agguato avvenuto nel locale di via Cannaviello, Ultra Beat, chiuso successivamente. Qui ci fu un primo conflitto tra i due gruppi criminali, ci fu una sparatoria nei confronti di un giovane dipendente del locale. Dopo qualche giorno la risposta e la vendetta nel quartiere "Quattrograna Ovest" di Avellino, posto in essere ai danni di un 26enne del luogo.

Nella circostanza, gli attentatori, sopraggiunti sul luogo a bordo di un furgone e due auto, armati di spranghe di ferro e mazze da baseball, avevano circondato la vittima, per sbarrargli ogni via di fuga, mentre uno di loro fece esplodere alcuni colpi di pistola cal.7,65, che solo per mera casualità non attinsero la vittima. Il 26enne riuscì a sfuggire all’agguato e a dare l’allarme al numero d’emergenza 112.