La storia delle internate di Solofra si incrocia con quella di Giorgio Perlasca a Budapest dove, fingendosi console spagnolo salvò dalla morte più di cinquemila ebrei.
A distanza di ottant'anni, nella cittadina della concia va in scena un ideale collegamento nella Giornata della memoria, organizzata della Fondazione De Chiara-De Maio (in collaborazione con la Fondazione Giorgio Perlasca) e aperta alle scuole del territorio.
Un progetto a cura di Vincenzo De Luca, storico dell’arte e curatore della Fondazione De Chiara De Maio, che ha visto la partecipazione anche del figlio di Perlasca, Franco.
“Questi due binari paralleli, Solofra e Budapest, s'incontrano all'infinito - spiega De Luca - C'è una convergenza finale che è la speranza che l'umanità, quando recupera il principio del sentimento ed esce dall'abominio della guerra, ha ancora tanta voglia di dire la propria”.
"La testimonianza più bella è riassunta in una frase, "fare del bene senza aspettare di avere qualcosa in cambio" - gli fa eco Franco Perlasca - Perché lui è tornato in Italia nel 1945 e la sua storia non l'aveva raccontata a nessuno, né all'esterno né in famiglia. Noi l'abbiamo saputo solamente nel 1987, quando lui venne ritrovato da alcune donne ebree ungheresi, che aveva salvato. Solo allora, raccontò anche a noi la sua storia. Prima non disse assolutamente nulla".
"È fondamentale per un futuro prospero educare le nuove generazioni alla memoria e alla conservazione di quei valori nobili del passato” – chiosa l'assessore alla Cultura Mariangela Vietri.