Devastata da terremoti e calamità, riapre al culto dei fedeli

Sarà una Pasqua storica e da incorniciare per la Basilica Cattedrale di Ariano Irpino

Concessa l’indulgenza parziale ai fedeli che visiteranno questa Chiesa con devozione nel giorno dell'anniversario...

Ariano Irpino.  

Devastata frequentemente da terremoti e calamità, la Basilica Cattedrale di Ariano Irpino, rimasta per un periodo chiusa, è stata oggetto di un profondo intervento di restauro e oggi finalmente ritorna al suo splendore ma in una veste totalmente rinnovata. 

L’intento, oltre alla risoluzione dei problemi di consolidamento e di impiantistica, è stato quello di avere una Chiesa sempre più accogliente che potesse rappresentare anche negli elementi esteriori, il cuore pulsante della diocesi. Presenti alla solenne liturgia presieduta dal Vescovo Sergio Melillo, le massime autorità della provincia, a partire dal prefetto di Avellino Maria Tirone, il deputato Generoso Maraia, i sindaci del territorio, Ariano in testa con Domenico Gambacorta e i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine a cominciare dal vice questore Maria Felicia Salerno.

L'emozione di don Luigi De Paola direttore ufficio beni culturali ecclesiastici della diocesi di Ariano Irpino - Lacedonia, nelle sue parole.

"Riapriamo al culto questo edificio, cuore della diocesi, luogo in cui si manifesta visibilmente l’unità tra il Vescovo e il suo presbiterio e quindi con l’intero popolo di Dio. È stato significativo rientrare nella Chiesa Cattedrale proprio nel giorno in cui, essa, per la maggior parte del presbiterio, ha rappresentato il luogo in cui Dio ci ha chiamato e, attraverso l’ordinazione sacerdotale ci ha resi suoi ministri.

Per fare una descrizione sommaria dei lavori fatti in questi mesi è necessario partire dalle opere di consolidamento che hanno interessato soprattutto alcune cappelle laterali e gli stucchi della parte absidale ammalorati per il trascorrere del tempo.

Gran parte dell’impianto elettrico si trovava in una condizione non rispondente alla normativa odierna per cui è stato necessario un intervento di adeguamento. La maestosa cattedra, fino a questo momento collocata dietro l’altare, è stata allocata nell’angolo. In questo modo è stato riportato alla luce l’imponente coro ligneo che ha ritrovato, inoltre, la sua funzionalità. L’area presbiterale è stata liberata dalle panche in legno che nascondevano la bellezza dei due altari laterali in modo da creare un unico spazio dal quale emergessero esclusivamente i tesori che i nostri antenati hanno consegnato alla nostra custodia.

La vasca battesimale, probabilmente l’elemento più antico che ci riporta alle origini della storia della nostra Diocesi che prima del restauro era posizionata accanto al fonte battesimale ha trovato degna collocazione nella cappella Carafa, che, a breve, tornerà a custodire tutti i meravigliosi reliquiari appartenenti alla nostra cattedrale.

Questo spostamento, che certamente non è stato agevole è stato determinato dal desiderio di valorizzare uno dei pezzi più importanti a livello storico – artistico della nostra Chiesa, collocandolo in un luogo dove, con il contribuito di una opportuna illuminazione sarà certamente fruibile a tutti ma, allo stesso tempo tutelato da eventuali danneggiamenti ad opera di possibili malintenzionati.

Si è cercato di rendere armoniche le cappelle laterali arricchendole di opere d’arte tra le più preziose custodite in Diocesi. Innanzitutto la teca contenente le reliquie delle S. Spine è stata arricchita di una decorazione interamente dipinta a mano mentre, dopo la cappella dedicata al cuore di Gesù, ha trovato degna collocazione il dipinto dell’annunciazione del Cobergher, pittore fiammingo,che è senz’altro una delle opere più preziose che la Diocesi custodisce appartenuta alla distrutta Chiesa di S. Francesco. Nell’ultima cappella prima del fonte battesimale troneggia invece la Vergine del Rosario tra Santi Domenicani, opera della seconda metà del XVIII sec. appartenente alla Chiesa di San Domenico.

L’artistico presepe che negli ultimi anni era sistemato nella cappella di San Giuseppe ha trovato degna collocazione in una teca appositamente realizzata e sistemata nella navata, tra i due confessionali.

Sul lato opposto è stata risistemata la cappella di San Francesco all’interno della quale, in uno spazio ricavato dove prima sorgeva un confessionale, hanno trovato degna collocazione le sculture di Gesù morto e dell’Addolorata.

Un intervento radicale ha interessato anche la sacrestia, resa certamente più funzionale e arricchita anch’essa di opere e manufatti antichi degni di una Cattedrale.

Anche la volta è stata oggetto di un profondo intervento di restauro che ha interessato soprattutto gli elementi decorativi che incorniciano le finestre. I dieci angioletti recanti tra le mani i segni dell’ordine episcopale oltre che altri elementi liturgici, hanno ritrovato il loro splendore. Inoltre sotto lo stemma del vescovo Trotta, in gesso, ora custodito nei locali del Museo Diocesano, è stato rinvenuto lo stemma del Vescovo Pulce Doria di un secolo precedente al primo, riportato alla luce con un delicato e puntuale intervento di restauro.

I colori scelti per le pareti sono stati il risultato di attente e prolungate riflessioni volte a trovare la soluzione migliore che donasse a questo edificio luminosità in modo da valorizzarlo il più possibile.

I lavori sono stati possibili grazie al contributo dell’8 X Mille alla Chiesa Cattolica che ha finanziato la gran parte dell’intervento altrimenti impossibile da realizzare.

"I ringraziamenti - ha concluso De Paola - li lascio a chi di competenza alla fine della celebrazione. Permettetemi solo un grazie di cuore alle due funzionarie della Soprintendenza: Paola Apuzza e Cinzia Vitale per la loro attenta e puntuale collaborazione e la loro sincera disponibilità. L’augurio per tutti noi è che questa Chiesa possa essere sempre più centro di unità e comunione e cuore pulsante della vita diocesana.

Il Vescovo ha desiderato, per ricordare il momento che stiamo vivendo apporre, sulla porta laterale della cattedrale una lapide commemorativa:

"Sotto il pontificato di Papa Francesco, questa Chiesa Cattedrale, dedicata all’assunzione al cielo della Santa Madre di Dio, devastata frequentemente da terremoti e calamità, sempre rinnovata dall’autentica pietà degli Arianesi, monumento perenne della fulgida fede e devozione dei nostri antenati, insignita del titolo di Basilica pontificia da Giovanni Paolo II, raccogliendo il voto dei presbiteri e dei fedeli della Diocesi, Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Irpino Lacedonia, grazie al generoso contributo della C.E.I., ha restituito all’antico splendore liberandola dai danni del tempo, ed ha solennemente benedetto il 18 aprile 2019, memoria dell’istituzione dell’Augustissimo Sacramento dell’Eucaristia e del sacerdozio, alla presenza di tutta la Chiesa, con festa di clero e di popolo."

È concessa l’indulgenza parziale ai fedeli che visiteranno questa Chiesa con devozione nel giorno dell'anniversario.