Equitazione, sos a De Luca: "Riaprite i centri ippici"

L'appello del referente Campania Pietro Esposito di Sef Italia

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"L'equitazione non è un passatempo per ricchi, è lavoro, fonte di mantenimento per migliaia di figure professionali che, a vario titolo e mansione, ruotano attorno alla cura, mantenimento, gestione, produzione e distribuzione di alimenti e accessori per il cavallo. Se si vuole classificare il settore in termini riduttivi a uno sport, ebbene questa è l'unica attività sportiva che oltre a necessitare di impianti specifici, si pratica con animali e non con attrezzature inerti. I cavalli non si possono chiudere dall'oggi col domani con un lucchetto ai cancelli,  non si ripongono negli armadietti,  non si spengono con la leva di un interruttore". Comincia così la lettera con la quale il referente Sef per la Campania Pietro Esposito si è rivolto direttamente al governatore Vincenzo De Luca.

"L'equitazione e la catena lavorativa ad essa legata, si pratica all'aperto o comunque in strutture coperte di estesa volumetria. È improbabile che si creino situazioni di concentrazione virale come nei luoghi chiusi. L'equitazione è salute, e la pratica regolare di un'attività motoria all'aria aperta suggellata dal legame affettivo con un animale riassume quanto da sempre consigliato dai medici per un sano stile di vita. Un valido aiuto - ricorda Esposito - per avanzare negli anni anche con meno patologie debilitanti". Senza dimenticare l'aiuto a bambini e ragazzi per il reinserimento sociale.

Di qui la richiesta a De Luca a sostegno dei centri ippici per interventi economici a favore di tutte le realtà che scuderizzano cavalli, con misure economiche "urgenti e indifferibili. In caso contrario molti centri non saranno in grado di sostenere il mantenimento dei cavalli e la mancata tutela del loro benessere rischia di diventare una brutta medaglia appuntata sulla bandiera del nostro Paese", è l'allarme sulla scrivania di Palazzo Santa Lucia.

Queste le richieste avanzate: la riapertura regolamentata dei centri ippici "sotto la responsabilità dei gestori, che contribuirebbe a una maggior sicurezza sanitaria e toglierebbe spazio a chi comunque ha continuato ad operare nell'ombra non curante delle normative. E' possibile praticare praticare l'equitazione nel rispetto delle norme di prootezione individuale: chi si occupa della pulizia, cura, movimento (da terra o a sella) del cavallo può farlo con mascherina e guanti. Considerata l'estensione delle strutture del maneggio è possibile mantenere le distanze di sicurezza tra persone, e di gran lunga ben superiore al metro indicato nelle direttive". E ancora: "In base alle dimensioni del centro, la presenza contemporanea di più utenti può  essere distribuita in campi e impianti diversi (campi da lavoro, pista, tondino, paddock), inclusa quella degli eventuali accompagnatori dei minori. La permanenza presso la struttura può essere disciplinata in termini di tempo sufficienti a provvedere al movimento del cavallo, permettendo così a tutti i proprietari e frequentatori abituali di svolgere l'attività a turni".

Poi, l'aspetto economico, con "un contributo forfettario per ogni centro ippico minimo di 1500 euro al mese per almeno tre mesi, rinnovabili, per il persistere dell’emergenza fino a quando l’attività di tutti i ventri  possa riprendere la normalità". Queste dunque le richieste avanzate da Sef italia, la scuola equestre di formazione che solo in Campania può contare su 50 centri affiliati, 60 tecnici e oltre mille tesserati.