IL PIZZINO di Urgo: Giù la testa

Ma Khvicha Kvaratskhelia non è Diego Armando Maradona...

il pizzino di urgo giu la testa

Un errore averlo paragonato a George Best

Napoli.  

Quando nel 1971 uscì il film di Sergio Leone "Giu la testa", mi colpì l'afflato politico - del tutto inusuale per il grande regista romano - ma soprattutto quello etico: nessuno può sottrarsi al bisogno di prendere le parti di qualcuno o di qualcosa che necessita di essere tutelata, difesa e rispettata. In quel caso era la libertà di un popolo il bene in gioco. Perché parlare di un film che racconta i moti rivoluzionari messicani dell'inizio del secolo scorso per spiegare il mio punto di vista sul Napoli di queste ore? Per due ragioni. La prima è scontata.

Per dirla con Antonio Conte, quello che sta accadendo in seno alla SSC Napoli e alla squadra è stato come "un fulmine a ciel sereno", una deflagrazione dirompente e (temo) distruttiva in un'annata di riscatto come non se ne vedevano da tempo, un balzo felino dalla mediocrità e dalla confusione che sono seguite allo scudetto all'orgoglio, alla tenacia e alla qualità mostrate nella stagione in corso e che hanno portato gli azzurri a chiudere al primo posto il girone d'andata (anche se con due partite di vantaggio sull'Inter). Ci si aspettava, insomma, che il gruppo unito avrebbe provato qua e ora a vincere, non solo a raggiungere l'obiettivo minimo del ritorno in Europa. Ci si aspettava che chi - grazie a Madre Natura - aveva di più avrebbe dato di più e chi portava con sé meno avrebbe fatto lo stesso. Ci si aspettava che chi era stato lanciato nel firmamento del calcio poi riconoscesse il merito allo scopritore e chi era stato tanto amato ricambiasse almeno in parte un sentimento così profondo e ammaliante. Ma Khvicha Kvaratskhelia non è Diego Armando Maradona, né per bravura - le sue prestazioni come i suoi gol sono ineffabilmente scemati, altro che rinnovi contrattuali a doppia cifra - e né, soprattutto, per doti morali e umane (ora purtroppo lo sappiamo).

Al giocatore ormai interessa altro dai sogni, il più importante lo aveva già realizzato quando ha dimostrato il suo valore, non importa dove. I soldi? Conteranno molto, ma lo priveranno di una cosa (e qui viene la seconda ragione che ci riporta al film di Leone), il cuore. Quello che può battere nei petti di chi sposa una causa - anche una squadra di calcio lo può essere - e non la tradisce né l'abbandona prima di aver compiuto fino in fondo la sua missione. Una cosa però mi dispiace più di tutto. Lo avevo paragonato a George Best, quello che aveva "speso gran parte dei suoi soldi per alcool, donne e macchine veloci e il resto l'aveva sperperato" e che era rimasto a Manchester 11 anni.