Si è infiammata la discussione davanti alla Corte Costituzionale sul ricorso del governo Meloni contro la legge della Regione Campania che di fatto aprirebbe la strada al terzo mandato per il governatore Vincenzo De Luca. Nel corso dell'udienza, l'Avvocatura dello Stato ha ribadito con forza la prevalenza della normativa nazionale che introduce il limite del terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione.
L'Avvocato dello Stato Ruggero Di Martino ha sottolineato come vi sia una "chiarezza del dato normativo" che stabilisce inequivocabilmente "il divieto o limite del terzo mandato". Secondo la prospettazione dello Stato, se un presidente regionale ha già svolto due mandati consecutivi, non sussistono margini interpretativi che gli consentano di candidarsi per una terza elezione.
A rafforzare questa posizione, l'Avvocato dello Stato Eugenio De Bonis, nel suo intervento conclusivo, ha posto l'accento sul "principio di democraticità" che, a suo dire, richiede anche la "tutela del fisiologico ricambio" ai vertici politici delle regioni. De Bonis ha argomentato che "il limite del terzo mandato pone un freno al prolungarsi dell'esercizio di potere da parte della stessa persona", un principio che la legge campana, nella sua attuale formulazione, sembrerebbe eludere.
La tesi dell'Avvocatura dello Stato si basa dunque sull'asserita autoapplicatività della legge nazionale e sulla sua preminenza rispetto alla normativa regionale. Il governo centrale contesta la legge campana che, escludendo dal computo i mandati precedenti a quello in corso all'entrata in vigore della legge regionale stessa, permetterebbe di fatto a De Luca di ricandidarsi.
La Corte Costituzionale è ora chiamata a dirimere questo delicato scontro istituzionale, valutando la conformità della legge regionale ai principi costituzionali di uguaglianza e di accesso alle cariche elettive, come già evidenziato nel ricorso iniziale. La decisione dei giudici costituzionali avrà un impatto significativo sul futuro politico della Campania e potrebbe rappresentare un precedente importante in materia di limiti ai mandati per gli amministratori regionali. L'attesa per il verdetto è alta, data la centralità della questione per la democrazia regionale e per l'equilibrio dei poteri tra Stato e Regioni.