Confesso, ero in difficoltà. E con me molti altri tra amici e parenti. Pensavo avessimo vinto lo scudetto dopo 33 anni e non retrocessi. Pareva che tutti volessero andare via, eccetto quelli che probabilmente via se ne sarebbero andati per davvero.
Se non avessi conosciuto in prima persona Aurelio De Laurentiis avrei pensato che fosse tutta un'opera dei pupi, una boutade, perfetta per chi aveva per tutta la vita costruito finzioni sceniche, dentro e fuori quel luogo dei sogni che era Cinecittà. Ma - mi sbaglierò - un allenatore è diverso da un regista e i calciatori non sono la stessa cosa degli attori.
Comunque, la storia, qualora fosse vera, raccontava che le parti avevano cenato insieme in qualche posto in centro, Spalletti era un eroe solo in parte mascherato e forse perciò non aveva seminato nessuno, men che meno sé stesso, e nei giorni che erano seguiti lui e De Laurentiis si erano comportati come due "perfetti sconosciuti" che parlavano uno l'ostrogotese e l'altro il giargianese. A precisa e laconica affermazione di "ali tarpate" corrispondeva enigmatica e (pareva) piccata replica di "stivali da lavoro" o giù di lì. "Può mai incontrare in cielo chi va imperterrito per la nuda terra?" - ci si interrogava. Eppure le cose stavano così (o così pareva), mentre alla conferenza di presentazione del ritiro di Dimaro si presentava il presidente - che rifiutava di parlare della squadra, pena l'immediato abbandono della stessa - non con il mister né il capitano, ma con l'ex abiurato Meret.
Ah alla suddetta riunione c'era anche la figlia del gran capo, Valentina, la qual cosa pare facesse il paio col siluramento di Alessandro Formisano, l'ormai ex "head of operations" - intendendo per operazioni almeno una ventina di attività - per introdurre in società un altro "gioiello di famiglia". Un'ultima chicca. L'allenatore "cazzuto" di Certaldo a precisa domanda sul suo futuro continuava a rispondere, né più né meno come lo smemorato di Collegno, che dell'argomento "ne parlava solo ed esclusivamente la società" e che non c'erano "accordi con altre squadre o richieste di aumenti di stipendio" che tenessero. Sembrava davvero di essere finiti in un episodio di candid camera e che da un momento all'altro sarebbe arrivato Nanny Loy con la sua aria stralunata e un cornetto in mano alla ricerca di un cappuccino di cui abusare. Si andava così al Maradona per Napoli-Inter a far da comprimari (più che da spettatori) all'operetta messa in piedi, non si sa se interdetti o felici.