La tavola era stata apparecchiata a puntino dallo chef pluristellato milanese che ci aveva cucinato a fuoco lento un bell'agnello scottadito portato da quel presuntuoso di Figline.
Non restava che sedere e godersi con amici e parenti la grande abbuffata. L'ora era propizia. Ma può mai essere che un popolo abituato da sempre ad accidenti e tormenti potesse saziarsi senza un po' soffrire? Così è venuto il vicino invidioso - nessuno me lo chiami cugino - e tra uno scherno e un sotterfugio, una pinta e un panzarotto ci ha infilato quatto quatto un bell'osso di traverso.