Sorrisi e felicità: Napoli ieri era il luogo più bello dove stare al mondo

Altro che rischi: un'atmosfera gioiosa e contagiosa per tutti

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Napoli.  

Il sorriso sospeso. Già, se a Napoli il caffè è irrinunciabile, tanto che nei bar si lasciano pagati anche per chi non può permetterselo, sia mai rimanga senza, da ieri c'è il sorriso sospeso.
Non che a sospenderlo sia stato il gol di Dia: quello ha solo rinviato la festa, un tocco incerto che non fa saltare al primo colpo il tappo dalla bottiglia di Champagne. Sorriso sospeso nel senso che Napoli è pronta a distribuirne a piene mani, sfondo unico e ideale di una città cui lo Scudetto, che si sta “terziando” dona ulteriore bellezza a quella che già il Padreterno le ha dato con estrema generosità.


Altro che follia, altro che rischio incidenti, altro che guerriglia urbana e scemenze varie che ci si sorbisce da qualche tempo, da quando quella meravigliosa creatura che passa dai piedi di Kvara alla capoccia platinata di Osimhen ha fatto capire che non ce ne sarebbe stato per nessuno: Napoli ieri era meravigliosa, una gioia da vivere, un luogo mai neppure per un momento insicuro.
Un colpo d'occhio d'eccezione vedere il lungomare colorarsi d'azzurro: un fiume azzurro di magliette, sciarpe e bandiere a incrociare il Mare, quasi che il Sebeto fosse tornato a scorrere. A scorrere e colorarsi di magliette Buitoni con il 10 di Diego, quelle che andavano per la maggiore, ma anche chicche incredibili, come quella del '91 con le fantasie di Umbro, la splendida terza maglia rossa degli stessi anni indossata pochissime volte dagli azzurri, su tutte in un Paris Saint Germain – Napoli del '92. E cagnolini in maglia di Osimhen, bimbi sbandieranti e festanti, cittadini stranieri di passaggio affascinati dal calore e dal colore e tutt'altro che riluttanti a partecipare a un coro, con effetti esilaranti “V-ncreimo – v-ncereimo – v-ncereimo cri-ca-lor”.


Non esistono sconosciuti, e Inter – Lazio diventa uno sforzo collettivo di gufaggio dopo il gol di Mkhitaryan annullato e quello valido di Felipe Anderson: “Ho fatto il turno di notte e poi sono partito da Perugia all'alba...mo vuò veré che l'Intèr nun segna?” dice un tifoso, ma il lungo viaggio dal nord per festeggiare a Napoli è comune a molti.
Le storie di emigrazione, di trasferte incredibili, e di tutto ciò che ci può stare in una magnifica giornata di piazza sono il giusto compendio uditivo per il colpo d'occhio incredibile: storie che arrivano tra una pizza, un crocché e una vaschetta di 'per e musso in riva al mare.


E' il '70esimo e la Lazio è ancora in vantaggio: il venditore di 'per e musso di sopra passa alle maniere forti, dal corno che serve prima come amuleto e poi come dispensatore manda copiose gittate di sale su una bandiera con Kvara montata sul carretto, tra i limoni: funziona, l'Inter pareggia e dai crocchi che guardano la partita dalle vetrine di punti scommesse o baretti che hanno un collegamento con Dazn arriva l'esplosione.
Fumogeni, cori, trombette, bandiere e abbracci: pare tutto apparecchiato. Un altro fiume azzurro scorre da via Toledo e dai vicoli verso Piazza Plebiscito: this must be the place. E pure i vicoli del Pallonetto sono tutti un sorriso: tre ragazzi da un basso fanno il segno della vittoria dalla porta finistra, che presumibilmente non possono oltrepassare. Segna Olivera, e persino i poliziotti in auto suonano il clacson e salutano la folla festante con un “forza Napoli”.


Il “noooo” al gol di Dia è contorno: resta il sorriso sul volto dei tanti, tantissimi tifosi che restano in strada in un clima meraviglioso “Tanto si festeggia giovedì...e per qualche mese appresso”, dice un ragazzo. Il resto sono i cori, geniale il "Vinceremo, vinceremo, vinceremo giovedì" che si sostituisce al "vinceremo il tricolor", i bimbi che passeggiano coi papà, le bandiere che sventolano alte in una giornata in cui essere a Napoli e godere di quello spettacolo vuol dire essere molto, molto fortunati: Napoli ieri era meravigliosa, lo sarà ancora e di più tra qualche giorno.