Partiamo dalla fine. La trentesima non è stata esattamente una soddisfazione per il Napoli, che veniva da due sconfitte con il Milan e una vittoria sofferta (e fortunata) a Lecce.
La tanto blasonata squadra lombarda, prossima avversaria in Champions per la ennesima (e conclusiva) resa dei conti, non faceva meglio, ma a Bologna almeno meglio giocava. Noi neanche quello. Siamo apparsi, infatti, quello che realmente eravamo, una squadra rimaneggiata - aggiungo male - e senza una vera logica tecnica o tattica o un benché minimo senso di affiatamento.
Insomma il solito vecchio Napoli che aveva perso tanti punti e rifermenti in casa contro le piccole accerrimamente arroccate a difesa della loro illibata purezza. E spiego perchè. Ferma restando la scelta condivisibile (e per certi versi obbligata) di far giocare Anguissa e Kim, che poi potevano godere di un immeritato riposo nei turbolenti e focosi giorni futuri d'Europa, continuo a non capire il perchè di Olivera e Politano contro il Verona e perciò (probabilmente) non contro i rossoneri martedì sera. Considero, infatti, entrambi i più adatti a duellare con i rossoneri nelle loro pertinenti zone di campo. Non solo. Demme affannato e scolastico contro una formazione così graniticamente chiusa è stata una pena indicibile. Alternative? Temo nessuna se volevi far riposare Lobotka e non avevi a disposizione il bravo Gaetano, fuori (pare) per un'influenza. Elmas poi era in piena crisi d'identità, mancandogli le libere praterie delle corsia esterne dove è ormai solito esprimere tutte le sue potenzialità. Così, vedendosi chiuso, si dedicava all'ozioso gioco del rimpiattino a oltranza.
Sembrava di rivedere il tiki taka di sarriana memoria dei giorni cupi. Raspadori manco aveva alternative è vero, ma forse non aveva neanche comprimari lesti di gambe e di pensiero a lanciarlo. Pur riconoscendo la buona intenzione di dar tregua anche a Kvara, risultava astrusa la scelta di schierare al suo posto un Lozano che appariva già da alcune partite involuto e asfittico (sempre da quella maledetta pausa delle nazionali). Restava l'ultima incongruenza. Perché schierare già sabato Juan Jesus, col rischio di farlo infortunare e di dare una dritta a Pioli sui suoi indubbi limiti (soprattutto di impostazione), invece di far giocare Ostigard accanto a un Kim lasciato nella sua posizione ormai naturale? E perchè non Mario Rui, meno fisico e più tecnico? Ma a questo (temo) di aver già risposto.