Scatta il coprifuoco e scattano le proteste di chi con questa decisione rischia di perdere tutto. Ieri sera gli imprenditori napoletani hanno inscenato una protesta pacifica con blocchi delle strade e fiaccolate.
Alla base delle proteste non vi è un rifiuto netto delle misure messe in campo dalla Regione Campana, ma una richiesta di sostegno economico per rendere tali misure praticabili.
Cassa integrazione immediata, blocco dei fitti in caso di chiusura, riduzione del 50% dei fitti fino a fine pandemia, sospensione di tasse, contributi e iva, sospensione del pagamenti delle utenze. Sono queste le richieste principali dei circa mille imprenditori partenopei, titolari di bar, ristoranti, gelaterie, pub, negozi, che, attraverso l'associazione Noi Consumatori, guidata dall'avvocato Angelo Pisani,"rappresenteranno negli inviti in mediazione al governo e alle Regioni, prima di notificare gli atti di citazione in tribunale per chiedere indennizzo economico in base all'articolo 2045. Le partite Iva di Napoli, ieri sera, hanno manifestato pacificamente, ben consapevoli del difficile momento sanitario ma anche economico. Volenterosi di aiutare il sistema sanitario, poiché sembrano essere gli unici responsabili del contagio, hanno dato la propria disponibilità a chiudere per 30 giorni - spiega l'avvocato Pisani in una nota - Tuttavia hanno chiesto tutela per i propri dipendenti, già provati economicamente dalla precedente cassa integrazione, e per loro stessi. L'obiettivo è salvare il sistema sanitario ma avere la possibilità di riaprire, anche dopo trenta giorni di chiusura totale. "Siamo vicini al presidente della Regione e chiediamo che si facciano tramite a livello nazionale delle nostre richieste di sostegno - affermano gli imprenditori - Se si dovessero verificare le condizioni precedenti chiediamo una programmazione della chiusura di tutti gli esercizi. In caso contrario, si continua a rimanere aperti".