«Per consentire all'economia nazionale e a quella regionale di superare l'emergenza Covid è necessario stravolgere completamente tutta la struttura di sistema degli Enti e della burocrazia italiana».
A parlare è Raffaele Marrone, presidente di Confapi Napoli.
«La mia proposta è mettere insieme una squadra operativa che possa occuparsi totalmente di una tematica così delicata, portando a quel cambiamento che finora non c'è stato. Perché la verità è che nessuno finora si è assunto la responsabilità di seguire questo programma di riforma punto per punto, con serietà e la giusta attenzione».
«Ci sono stati - prosegue Marrone - solo tanti sterili tentativi che non hanno portato ad alcunché di concreto. Quando, invece, lavorando tutti insieme, con la reale volontà di raggiungere l'obiettivo comune, si può davvero costruire qualcosa di importante. A patto che, però, ciò avvenga non, come troppo spesso accade, a discapito degli imprenditori, che ogni giorno combattono contro i reali problemi creati da questa emergenza».
L'economia italiana che cerca di ripartire, nelle parole del numero uno di Confapi Napoli, finendo per arenarsi nelle secche di quei problemi persino antecedenti all'emergenza Covid. Quelli di una nazione paralizzata da una burocrazia che vede ancora una volta gli uffici pubblici non supportare affatto le aziende.
Il tutto nei numeri di una indagine portata avanti su circa 1.500 imprese dislocate in tutto il Paese, che sottolineano come oltre il 71% di quelle interpellate abbia indicato nella semplificazione burocratica la soluzione che il governo dovrebbe mettere al primo posto per rilanciare l'economia nazionale.
Insomma, il solito vecchio problema che incide più delle tasse (al secondo posto con il 55%) e delle difficoltà del mercato del lavoro (35%). Un peso di 30 miliardi l'anno sulle casse delle piccole e medie imprese, che in 365 giorni devono far fronte a 89 adempimenti fiscali, che a loro volta richiedono 238 ore annue per pagare le imposte, il 46% in più della media Ocse. Periodo temporale nel quale un imprenditore italiano effettua 15 versamenti al fisco: in media 6 in più di quanto avviene in Germania, 7 in Inghilterra, Francia e Spagna, 9 in Svezia. Numeri che piazzano il nostro Paese al 141esimo posto nella classifica mondiale della semplicità del sistema fiscale, ultimi in Europa.
Ecco perché il 34% richiede prestiti più facili, il 28% batte sulla necessità di una estensione del sistema dell'autocertificazione e quasi il 27% ritiene necessario rendere automatica la compensazione fra crediti e debiti verso le amministrazioni.
Ma le uniche risposte ottenute finora sono stati palliativi quali la sospensione delle gare d'appalto per il 94% dei lavori pubblici. Mentre il solito intricato sistema di decreti attuativi ha fatto arenare troppe norme approvate dal parlamento. Basti pensare che a fine luglio ce n'erano 885 ancora da emanare in tutte le materie.