Dopo il ritrovamento dello scheletro sull'antica spiaggia e l'avvio dello scavo, è stata riportata alla luce, accanto alla vittima, anche una piccola borsa con gli averi dell'ultimo fuggiasco di Ercolano. È l'ultima scoperta avvenuta nel parco archeologico della provincia di Napoli.
"Poter associare con certezza un oggetto personale alla vittima che lo stringeva letteralmente su di sé - ha commentato il direttore del Parco, Francesco Sirano - trasmette a pieno il senso di umanità che ancora si respira a Ercolano e lo studio di un contesto indisturbato ci condurrà verso una serie di approfondimenti che racconteranno tanto del passato di questa città. Si tratta di una nuova tessera del mosaico di informazioni che rendono Ercolano unica nel mondo antico: un luogo che trasmette istantanee dal passato anche dagli angoli più impensabili".
Per esigenze conservative, al termine dello scavo dello scheletro, il reperto, un piccolo contenitore in legno conservato probabilmente in una sacca di tessuto, sarà prelevato con il pane di terra nel quale è imprigionato per proseguire lo scavo del suo contenuto in laboratorio.
Le metodologie di indagine sono oggi in grado di trarre molte informazioni relative al nuovo ritrovamento, grazie a un progetto reso possibile con un finanziamento del Ministero della Cultura (fondi Fsc) nell'ambito delle attività sul territorio della cosiddetta buffer zone Unesco promosso dall'unità Grande Pompei. Il Packard Humanities Institute ha anche donato il progetto di sistemazione complessiva dell'area di antica spiaggia.
"Ercolano non delude mai: ogni volta che si tocca un fronte - ha detto il manager dell'Herculaneum Conservation Project Jane Thompson - si scoprono reperti incredibili. La fondazione Packard in questi anni ha concentrato le proprie energie proprio sui confini del sito perché, come nel caso dell'antica spiaggia, le esplorazioni erano state parziali e avevano lasciato condizioni irrisolte e critiche. Grazie a questo lavoro di "ricucitura" lungo i confini negli anni passati sono emersi una testa di statua di amazzone, gioielli e un soffitto dipinto. Oggi i resti di un ercolanese con addosso le proprie cose. Viviamo queste scoperte come veri e propri premi per chi come noi lavora incessantemente per la conservazione del sito ma anche per il pubblico senza il quale questo patrimonio culturale perderebbe il suo animo".