Quelle quattro giornate in cui Napoli cambiò la storia

La Resistenza è partita dal Mezzogiorno quando il Cnl non aveva ancora assunto il coordinamento

Oggi, 76 anni fa, la ribellione all'occupazione tedesca e l'insurrezione che li costrinse a una precipitosa fuga

Napoli.  

di Antonio Basile

Nel 1943 Napoli è una città stremata dai bombardamenti alleati. Basti ricordare che, durante la seconda guerra mondiale, essa fu la seconda città italiana che subì il maggior numero di raid aerei (circa 200).

Il fascismo è ufficialmente caduto il 25 luglio, con la destituzione di Mussolini.

Nella famosa data dell’8 settembre del ’43 il maresciallo Badoglio annuncia l’armistizio di Cassibile: un accordo nato da trattative segrete tra lo stesso Badoglio, il re d’Italia e le forze alleate, dichiara i nazisti e i fascisti nemici dello Stato italiano.

A causa della mancanza di ordini dei comandi militari, l’esercito italiano si ritrova allo sbando. Nella città partenopea i due generali al comando, Riccardo Pentimalli ed Ettore Deltetto, non esitano a darsi alla fuga.

L’Italia trova ora nell’ex-alleato tedesco un temibile nemico sparso per tutta la penisola. A Napoli fin da subito si accende la fiamma della rivolta antitedesca. Piccole schermaglie tra tedeschi da una parte, e soldati e civili italiani dall’altra, avvengono soprattutto nella zona del Vomero.

Il 13 settembre il colonnello Walter Scholl assume il comando delle forze armate occupanti la città, dichiarando un ferreo stato d’assedio: è istituito il coprifuoco, e per ogni tedesco ucciso verranno fucilati cento napoletani. Ciononostante i tumulti si inaspriscono e alcuni insorti riescono ad armarsi.

Il 23 settembre un altro provvedimento: deportazione forzata nei campi di lavoro in Germania per i maschi tra i 18 e i 33 anni. Pochi giorni dopo masse di insorti, di tutti i ceti, si oppongono ai rastrellamenti e liberano alcuni giovani destinati alla deportazione.

Il 27 settembre la situazione diventa sempre più intollerabile per i tedeschi, che già iniziano a prepararsi alla ritirata. Castel Sant’Elmo è intanto liberato da un gruppo di partigiani guidati dal tenente Enzo Stimolo.

I soldati nazisti continuano a perpetrare violenze ed eccidi. Con l’avvicinarsi, però, delle forze alleate, Scholl apre le trattative con Stimolo: ai tedeschi è garantito un salvacondotto per la ritirata, in cambio del rilascio di un gran numero di prigionieri. Mai prima d’ora i tedeschi avevano negoziato con partigiani o forze di resistenza.

Il 30 settembre finalmente la ritirata, ma condotta in maniera assai distruttiva. I cannoni tedeschi a Capodimonte continuano a bombardare la città. Vengono inoltre bruciati molti dei documenti custoditi in Villa Montesano, a San Paolo Belsito: si tratta di alcuni dei codici più preziosi dell’Archivio di Stato di Napoli, risalenti perlopiù ai periodi angioino e aragonese.

1 ottobre: nella città giungono finalmente le forze alleate. Napoli è libera.

Uno degli aspetti chiave della vicenda partenopea è sicuramente da ricercare nella quasi mancanza di scontri tra insorti e fascisti: la Repubblica di Salò era infatti nata da pochissimo (23 settembre). I combattimenti avvennero principalmente tra napoletani e forze di occupazione tedesche.

È probabile che l’imminente arrivo degli Alleati sia stato il principale motivo della ritirata nazista. Ciononostante alla resistenza napoletana si deve probabilmente la mancanza di un’eventuale asserragliamento tedesco nella città.

L’insurrezione partenopea è stata anche uno dei primi grandi esempi di resistenza italiana. Il giovanissimo CNL (Comitato di Liberazione Nazionale), nato solo il 9 settembre, non poteva ancora coordinare le forze antitedesche. L’opposizione ai tedeschi è stata un atto di grande orgoglio nazionale, che è valso alla città di Napoli intera la medaglia d’oro al valor militare.