Ciambriello: "A Secondigliano in ricordo delle vittime innocenti delle mafie"

Libera celebra la giornata della memoria

ciambriello a secondigliano in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Oggi, 21 marzo è la giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie...

Napoli.  

Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, Libera celebra la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome.

Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

Dal 1996, ogni anno, in una città diversa, quest’anno a Trapani un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai.

Per il garante dei diritti delle persone private della loro libertà personale della regione Campania, Samuele Ciambriello: “Il 21 marzo in tanti luoghi del nostro Paese per un abbraccio sincero ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, non dimenticando le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere.

Il 1marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

 Ho vissuto questa intensa giornata nel carcere di Secondigliano, reparto mediterraneo. Giornata umanamente arricchita da due testimonianze".

Il garante Ciambriello era accompagnato nella visita da Giuseppe Miele, che ha testimoniato sulla morte del giovane fratello Pasquale, e Sonia Fusco, sulla morte della figlia diciassettenne Fernanda.

Le parole di Sonia all’uscita dal carcere: "Questa mattina ho imparato una prima lezione di grande valore ed empatia nel cammino di condivisione del dolore. Riuscirsi a mettere nei panni degli altri, sentire l’altro come se fossi io, soffrire con lui in uno scambio reciproco di esperienze è un primo passo verso il bene comunitario.

Prendere consapevolezza dell’importanza del rispetto, della fratellanza ci rende più umani e prossimi. L’io che diventa un noi. La cosa giusta da fare nell’ottica di questa giustizia che permette l’incontro, favorisce la relazione tra le parti e aiuta a riparare e ristorare l’offesa".