Gragnano, tra i comuni a maggior rischio idraulico e frana: è allarme

"Occorre adottare misure ancora più incisive rispetto a quanto si è fatto finora"

gragnano tra i comuni a maggior rischio idraulico e frana e allarme

L'analisi di Gaetano Sammartino, geologo, presidente della società di geologia ambientale, sezione Campania...

Gragnano.  

 “Il nubifragio verificatosi nella zona, nella notte tra l’11 e il 12 settembre scorso, ha fatto registrare precipitazioni abbastanza intense pari a 19,20 mm del giorno 11 e 23,80 mm del 12 settembre, che hanno interessato il settore di versante meridionale del Monte Pendolo che sovrasta l’abitato di Gragnano.

Le abbondanti piogge che hanno colpito la zona, hanno determinato una forte concentrazione del flusso d’acqua frammista al materiale detritico eroso, proveniente dal ruscellamento di tutto il versante, provocando una colata di fango e di detriti che successivamente ha invaso le aree sottostanti, invadendo via Piana, via Sanzano, via Castellammare e la strada statale che conduce ad Agerola. Tutto il monte Pendolo, lo scorso mese di agosto, è stato interessato da un grave incendio che sicuramente ha contribuito e favorito il verificarsi dell’evento franoso”.

Lo ha dichiarato Gaetano Sammartino, geologo, presidente della società di geologia ambientale, sezione Campania.

Gragnano è tra i comuni a maggior rischio idraulico e frana.

“Il comune di Gragnano, che nel recente passato (frana di Sigliano 1971, costata la vita a sei persone) era già stato interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico, è uno tra i Comuni a maggior rischio, sia idraulico che da frana. Gli indicatori di rischio dell’ultimo rapporto ISPRA – ha continuato Sammartino -  indicano dati molto al disopra della media nazionale, con un 51,12% del territorio comunale classificato a rischio molto elevato da frana ed il circa 10% a rischio idraulico. Inoltre circa il 12% della popolazione rientra in aree a rischio molto elevato.

L’elevata complessità e diffusione delle problematiche legate al dissesto idro-geologico, anche in relazione all’aggravamento dovuto agli ormai acclarati cambiamenti climatici in atto, impone l’adozione di una strategia di adattamento, di mitigazione e di gestione del rischio, che deve prevedere, un approccio integrato tra la realizzazione di interventi strutturali (opere) ed il porre in essere azioni e interventi non strutturali, prevedendo maggiori risorse tecniche ed economiche.

Quello del dissesto idrogeologico in Campania è un problema grave e complesso che richiede un serio e continuo impegno, senza arretramenti né per lo sforzo finanziario né per le azioni già intraprese.

La società italiana di geologia ambientale vuole soltanto ricordare che sono stati fatti notevoli sforzi a partire dai tragici eventi di Sarno (maggio 1998), sono state quindi emanate norme (D.L. 11.06.98 n.180, convertito in Legge 03.08.98 n.267; D.L. 12.10.2000 n.279, convertito in Legge 11.12.2000 n.365) che hanno indotto una diversa politica di gestione del rischio idrogeologico, passando da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ad una cultura di previsione e prevenzione, diffusa a vari livelli, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi.

A seguito di tali norme, si è dato avvio a un'analisi conoscitiva delle condizioni di rischio, individuando e perimetrando le aree con diverso livello di attenzione per il "Rischio idrogeologico": R4 (molto elevato), R3 (elevato), R2 (medio), R1 (moderato). In tal modo, le competenti Autorità di Bacino, hanno elaborato i “Piani Stralcio per l’assetto idraulico ed idrogeologico” (PAI), attraverso i quali oggi sappiamo che in regione Campania sono presenti numerose porzioni di territorio ad alto rischio.

A fronte di una situazione così palesemente preoccupante, occorre adottare misure ancora più incisive rispetto a quanto si è fatto sinora.

Quanto è accaduto a Gragnano, riporta ancora una volta alla ribalta la gravissima fragilità del nostro territorio.

E’ necessario mettere in moto delle strategie capaci di prevenire quanto accade. La sola strada percorribile deve prevedere una serie di comportamenti, di condotte, di azioni, che concettualmente prendono il nome di prevenzione e manutenzione diffusa su tutto il territorio, e con esso, tutto il patrimonio edilizio esistente”.