Von der Leyen e la crisi della maggioranza europeista

Ursula ha tentato di ricucire i rapporti con il gruppo dei Verdi, nominando Lamberts suo consigliere

von der leyen e la crisi della maggioranza europeista

L’inclusione di Raffaele Fitto tra i vicepresidenti esecutivi ha esacerbato le tensioni, con i socialisti francesi e tedeschi propensi a votare contro e i liberali di Renew inclini ad astenersi

Il panorama politico europeo è in fermento alla vigilia del voto di investitura per la nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Pur necessitando solo di una maggioranza semplice, l'obiettivo della presidente è mantenere almeno i 401 voti ottenuti per il suo primo mandato. Un esito inferiore rappresenterebbe un chiaro segnale politico di fragilità.

Von der Leyen ha tentato di ricucire i rapporti con il gruppo dei Verdi, nominando come consigliere speciale Philippe Lamberts, una figura simbolica per gli obiettivi climatici. Tuttavia, questa mossa è stata accolta con scetticismo da molti parlamentari, che la considerano un tentativo di comprare consensi. Le divisioni interne ai Verdi e agli altri gruppi centristi riflettono una realtà ormai evidente: la coalizione europeista tradizionale tra Partito popolare europeo, socialisti, liberali e verdi non è più compatta.

L’inclusione di Raffaele Fitto tra i vicepresidenti esecutivi ha esacerbato le tensioni, con i socialisti francesi e tedeschi propensi a votare contro e i liberali di Renew inclini ad astenersi. La scelta di Manfred Weber, leader del Ppe, di collaborare con l’estrema destra su temi come immigrazione e Green Deal, ha ulteriormente minato la fiducia tra i partiti centristi.

Questo scenario riflette il mutamento degli equilibri all'interno del Parlamento europeo, dove l’ascesa dei sovranisti ha aumentato il peso delle destre, frammentando il fronte europeista. Secondo Alberto Alemanno, questo cambiamento potrebbe essere visto come una diversificazione democratica, ma comporta un rischio di instabilità politica proprio in un momento in cui l’UE necessita di decisioni rapide e coerenti. L’agenda integrazionista dell’Unione è a rischio, con potenziali ripercussioni su temi cruciali come il bilancio 2028-2034 e l’allargamento verso Ucraina, Moldavia e Balcani occidentali.

La nuova frammentazione rischia di creare un divario tra le aspettative dei cittadini e la reale capacità dell’UE di affrontare le sfide transnazionali, indebolendo il ruolo della Commissione come guida autonoma e coesa del progetto europeo.