(s.f.) - Nella sua vita ha prodotto più di ottocento dipinti, senza venderne uno. Suo fratello Theo l'ha sostenuto economicamente a lungo, fornendogli anche materiale per la pittura. A volte si privava delle sue opere come forma di pagamento per sostenersi e curarsi, oggi rapresentano un patrimonio immenso, un tesoro inestimabile ma anche una delle colonne più note dell'intera storia dell'arte dell'umanità.
Dopo un lungo peregrinare e per il peggioramento delle sue condizioni psichiche (aveva delle terribili allucinazioni e stati melanconici), su consiglio di suo fratello Theo, si rifugiò nel piccolo borgo di Auvers sur Oise, ruralità e calma, dal maggio 1890, con cure prodigategli dal dottor Gachet abitante del luogo e appassionato d'arte, anch'egli pagato con i dipinti.
Visse in un stanza di 7 metri quadri con letto, una bacinella sotto una finestrella, nell'Auberge Ravaux, per 1 franco e 30 al giorno, e col tempo gli fu concesso uno spazio che, verso la fine, potè usare come deposito, atelier.
In due soli mesi produsse 72 dipinti che rappresenteranno l'apice della sua Arte e anche lo specchio del suo malessere. Stiamo parlando, evidentemente, di Vincent Van Gogh. Figlio di un prete protestante. Nato a Zundert, nei Paesi Bassi nel1853 e morto a soli 37 anni suicida a Auvers-sur-Oise.
La sua ricerca pittorica intrisa di naturalismo sfocerà nel fauvismo e nell'espressionismo, precursore dell'Arte Moderna. Dopo il suo suicidio la stanza non è stata più fittata. "Stanza del suicidio", viene così ricordata, che ospitò le sue ultime opere sulla parete di fronte al letto, messe lì a seccare. Sono visibili ancora i vari fori alle pareti e sulle cornici.
Esistenza triste, travagliata e grama, che solo dopo la sua morte, grazie al fervore di sua cognata, conobbe la gloria mondiale, delle sue ricerche cromatiche altalenanti. Quel fatidico giorno si recò nei campi col suo materiale e una pistola chiesta in prestito da uno dell'Auberge, per spaventare e allontanare i corvi che lo infastidivano mentre dipingeva. Era "meurtri" aveva saputo della morte di Theo, suo fratello e unico sostegno economico. Si sentiva percorrere un'esistenza inutile e vuota. Si tirò un colpo al torace e a niente valsero le cure prodigategli, al suo ritrovamento, in quella misera stanza, dal dotto Gachet.
Vista la sua malattia psichica, la polizia concluse che si trattava di suicidio. Ma ancora oggi molti interrogativi dimorano nelle relazioni di esperti internazionali. La sua morte vale ancora oggi, per il villaggio di Auvers, un riconoscimento storico turistico internazionale. Molti interventi sono stati realizzati e altri sono in programma.