Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e figura di spicco del Partito Popolare Repubblicano (Chp), è stato arrestato oggi all'alba nella sua abitazione. L'operazione delle forze di sicurezza, che ha portato a 106 arresti, lo accusa di corruzione, riciclaggio di denaro, frode e favoritismi verso il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato organizzazione terroristica in Turchia. Con lui sono finiti in manette anche numerosi funzionari e imprenditori.
Lo scontro politico e le reazioni
L'opposizione ha definito l'arresto un colpo di Stato mascherato. Ozgur Ozel, leader del Chp, ha dichiarato che Imamoglu era il candidato più accreditato a sfidare Erdogan nelle elezioni del 2028 e che il suo fermo è una mossa politica. Anche Tuncer Bakirhan, del partito filo-curdo Dem, ha denunciato un attacco alla democrazia. Il ministro della Giustizia turco, Yilmaz Tunc, ha difeso l'operazione, ribadendo che la magistratura è indipendente e basata su prove solide.
Le proteste e le restrizioni
Dopo l'arresto, le autorità di Istanbul hanno vietato le manifestazioni fino al 23 marzo per evitare disordini. Nonostante ciò, si sono registrate proteste davanti al municipio e all'università, dove il titolo di laurea di Imamoglu è stato revocato per presunte irregolarità nel suo trasferimento da un'università cipriota non riconosciuta. La polizia ha disperso gli studenti con spray al peperoncino.
Ripercussioni economiche e tensioni sociali
L'arresto ha avuto un forte impatto sui mercati: la lira turca è crollata e la Borsa di Istanbul ha perso il 6,87%, costringendo le autorità a sospendere temporaneamente le contrattazioni. Imamoglu, in un messaggio scritto prima del fermo, ha dichiarato che il popolo risponderà alle ingiustizie e che non intende arrendersi.