Un massiccio attacco russo ha preso di mira nella notte diverse regioni dell'Ucraina. Sono stati lanciati circa 120 missili e 90 droni, come riferito su Telegram dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
"I terroristi russi hanno utilizzato vari tipi di droni, missili da crociera, balistici e aerei. Le nostre forze di difesa hanno distrutto più di 140 obiettivi aerei - spiega -. Il nemico ha preso di mira le nostre infrastrutture energetiche in tutta l'Ucraina. Purtroppo, le strutture sono state danneggiate dai colpi e dalla caduta di detriti. A Mykolaiv, un attacco di droni ha ucciso due persone e ne ha ferite altre sei, tra cui due bambini. Le mie condoglianze alle famiglie e agli amici delle vittime. Al momento, ci sono aree prive di alimentazione elettrica e tutte le forze necessarie sono coinvolte negli sforzi di risposta e recupero".
"Durante la settimana, l'aggressore ha utilizzato quasi 140 missili di vario tipo, oltre 900 bombe aeree guidate e più di 600 droni d'attacco. Oggi i nostri piloti di F-16 hanno abbattuto circa 10 obiettivi aerei", riferisce Zelensky sempre su Telegram. "I terroristi russi stanno ancora una volta cercando di intimidirci con il freddo e la mancanza di luce - prosegue -. Ripetono le loro azioni e cercano di ottenere risultati. Il mondo intero vede e sa che ci stiamo difendendo dal male assoluto, che non conosce altra lingua se non la forza. Abbiamo bisogno di unità, il mondo ha bisogno di unità. Solo insieme possiamo fermare questo male".
La guerra continua da così tanto tempo e c’è un senso di sfiducia. Sfiducia perché il mondo ha organismi come le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che poi si rivelano strutture non adeguate, incapaci di risolvere qualcosa. Anche perché nel Consiglio di Sicurezza c'è qualcuno che è direttamente implicato". Così il Nunzio della Santa Sede a Kyiv, mons. Visvaldas Kulbokas, in un'intervista ai media vaticani in occasione dai 1000 giorni dell'invasione della Russia in Ucraina.
"I prigionieri, i loro familiari mi ripetono sempre: 'Ma le Convenzioni di Ginevra quali effetti hanno? Qualcuno è capace di visitare i nostri prigionieri o no?'. I fatti ci dicono di no, non si riesce ad applicare o far applicare le Convenzioni - dice ancora il Nunzio -. Quindi c'è molto questo senso di delusione per come l'umanità in quanto tale affronta questa problematica, evidentemente non solo qui in Ucraina ma anche in altre parti del mondo. Quindi, c’è un grande senso di sfiducia, di stanchezza. Però qui io non incontro tanta gente che conti i giorni. Lo fanno piuttosto in altri Paesi oppure lo vedo sui siti di informazione che lo fanno per ragioni di statistica. Invece, per esempio, a Kyiv siamo sopraffatti da tante questioni e spesso non si riesce neanche a tenere il conto dei giorni o dei mesi che passano. E questa domanda su quale senso si può dare al prolungarsi della guerra è molto profonda e me la pongo anch'io. Personalmente, il prolungarsi della guerra mi rende più in grado di capire le illusioni a cui spesso ci affidiamo, quindi la caducità delle illusioni. Ma umanamente parlando non ha nessun senso".
Mons. Kulbokas ha poi parlato dei bisogni della gente: "Ci sono varie fasce di bisogni. Per esempio, gli ex prigionieri o i bambini che ritornano nel Paese e hanno bisogno di famiglie o strutture che li accolgano. Perciò una delle questioni è vedere quale diocesi o eparchia, quale congregazione religiosa ha le possibilità di accogliere queste persone. Un’altra sfida umanitaria è quella di coordinare gli aiuti umanitari perché nel 2024 gli aiuti sono diminuiti in modo drammatico rispetto al 2022. Ci vorrebbero dei gruppi in grado di dare fiducia ai donatori per realizzare progetti o iniziative laddove gli aiuti sono diminuiti. Un altro aspetto è questo: alcuni volontari venuti dall'Italia, dalla diocesi di Como, che collaborano con l'esarcato greco-cattolico di Kharkiv, mi hanno detto che in questi giorni hanno visto che nelle regioni intorno a Kharkiv c'è molta gente che ha bisogno proprio di tutto, a cominciare dalla legna per riscaldarsi ai prodotti per l’igiene, vestiti per l'inverno, acqua, cibo. Vedo sfide simili anche nella regione di Zaporizhzhia. So, per esempio, che nella regione di Kherson i sacerdoti portano alla gente acqua potabile. In molte regioni l’acqua potabile è un bene poco accessibile. Quindi, in realtà c'è bisogno un po' di tutto".
Intanmto, la Corea del Nord potrebbe schierare fino a 100.000 soldati per aiutare la Russia nella guerra contro l'Ucraina. Lo sostiene Bloomberg, affermando che una mossa del genere non è imminente e il sostegno militare su questa scala, se dovesse verificarsi, probabilmente avverrà in lotti con rotazioni di truppe nel tempo, piuttosto che in un dispiegamento una tantum. Bloomberg osserva che all'inizio di questo mese l'ambasciatore ucraino in Corea del Sud, Dmytro Ponomarenko, aveva fatto una valutazione simile.