La caduta di Damasco e i tanti dubbi sul futuro disegnato dai ribelli

Il movimento islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) deve recidere le radici qaediste del 2016

la caduta di damasco e i tanti dubbi sul futuro disegnato dai ribelli

n esempio emblematico è la "tassa sull'olio d'oliva", introdotta nel 2019: durante la raccolta degli ulivi

Il movimento ribelle islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che ha recentemente guidato la caduta della dinastia Assad in Siria, rappresenta uno dei più controversi attori nel panorama politico e militare della regione. Con radici nello Stato Islamico e in Al Qaeda, HTS ha intrapreso, dal 2016 circa, un percorso di trasformazione per moderare il proprio orientamento jihadista. Tuttavia, le sue ambizioni di governo nazionale sollevano interrogativi profondi sulla sostenibilità e la legittimità del loro approccio alla governance.

Un’amministrazione pragmatica e disciplinata a Idlib

Dal 2017, Hayat Tahrir al-Sham ha governato gran parte della provincia di Idlib, un territorio povero e prevalentemente agricolo. Qui, il gruppo è riuscito a imporre un certo grado di stabilità, anche grazie a una forza di sicurezza interna che ha affrontato con durezza critici e oppositori. Prove tangibili di questa gestione includono tasse sistematiche e regolamentazioni economiche che ricordano quelle di un governo tradizionale. Un esempio emblematico è la "tassa sull'olio d'oliva", introdotta nel 2019: durante la raccolta degli ulivi, rappresentanti del governo locale prelevano almeno il 5% della produzione presso i frantoi, indipendentemente dall'andamento del raccolto. Questo sistema fiscale, seppur mal tollerato dai contadini, ha rappresentato una fonte di entrate indispensabile.

Le proteste contro queste misure, così come contro le dure condizioni carcerarie e i metodi autoritari del regime di HTS, sono state frequenti. Tuttavia, l'amministrazione ribelle, nota anche come Governo di Salvezza Siriano, ha persistito, dimostrando abilità nel gestire le finanze per sostenere operazioni militari e fornire servizi civili essenziali. Ha inoltre tassato le merci in ingresso, generato profitti dalla vendita di carburante e gestito una compagnia di telecomunicazioni. In questo modo, HTS ha mostrato un approccio pragmatico, seppur controverso, nel mantenere il controllo sul territorio.

L’ambizione di un governo nazionale

La domanda chiave ora è se il modello di Idlib possa essere replicato su scala nazionale. La Siria, devastata da oltre un decennio di guerra civile, presenta enormi sfide: vasti territori da ricostruire, una popolazione eterogenea e divisa, e un panorama geopolitico intriso di tensioni internazionali. HTS, nel tentativo di consolidare il proprio potere, dovrà affrontare critiche non solo per il suo passato estremista, ma anche per il suo presente autoritarismo.

Nonostante la designazione di HTS come organizzazione terroristica da parte degli Stati Uniti, il Segretario di Stato Antony Blinken ha recentemente confermato contatti diretti con il gruppo, segnando una svolta significativa nelle relazioni diplomatiche. Questo potrebbe suggerire che Washington riconosca la necessità di interloquire con HTS come attore chiave per il futuro della Siria.

Le sfide future

Sebbene l’amministrazione di HTS a Idlib abbia mostrato capacità organizzative, non è stata priva di ombre. Le misure fiscali coercitive, gli arresti di dissidenti e le tensioni con altre fazioni ribelli mettono in dubbio la sostenibilità a lungo termine del loro approccio. Inoltre, l'impatto delle operazioni militari, come i recenti attacchi israeliani contro siti strategici a Damasco, Hama e Homs, sottolinea la vulnerabilità della Siria a pressioni esterne.

A livello locale, l'impegno di HTS sarà giudicato dalla sua capacità di garantire sicurezza, ricostruzione e una forma di governance che possa essere accettata dalle diverse comunità siriane. Solo il tempo dirà se questo movimento ribelle, nato dal jihadismo, saprà evolversi in una forza politica in grado di guidare un paese martoriato verso la pace e la stabilità.