Vaccini, il giallo dei costi

L'Unione Europea sta pagando i ritardi con cui si è mossa per autorizzare il siero

vaccini il giallo dei costi

Il tempo è denaro. Una banalità che, in questa corsa ai vaccini dimostra tutta la sua importanza. L'Unione Europea, infatti sta pagando i ritardi con cui si è mossa per autorizzare il siero. Il via libera alla Pfizer è arrivato solo a fine dicembre, seguito poi da Moderna. Il disco verde ad Astrazeneca, al centro delle aspre polemiche di queste ore, non c'è ancora. Arriverà, probabilmente, venerdì. E questo spiega, in buona misura la confusione degli ultimi giorni. L'amministratore delegato di Astrazeneca, Pascal Soriot ha chiarito la situazione facendo sapere che, a causa delle lentezza con cui si è mossa la Commissione Ue farà di tutto per soddisfare le richieste ma il gruppo «non ha alcun obbligo contrattuale».

Hanno la precedenza altri Paesi, come Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti che hanno firmato tre mesi fa. C'è anche da dire che lo Sputnik russo è pronto dall'estate e anche quello cinese è da tempo sul mercato. L'Ema (l'autorita' sanitaria europea) però non li ha mai presi in considerazione. Che ci fosse qualche problema sui tempi di consegna delle fiale si è capito chiaramente quando la Germania, forzando gli accordi. ha trattato una fornitura extra con Pfizer proprio per essere sicura di ottenere le dosi necessarie. La Ue resta certamente l'acquirente principale per le case farmaceutiche considerando che ha messo sul tavolo 15 miliardi di euro dichiarandosi disponibile ad assorbire fino a 2,3 miliardi di dosi. Le opzioni in corso sono 600 milioni alla Pfizer, 400 milioni ad Astrazeneca e 160 milioni a Moderna.

Dal calcolo escono i francesi di Sanofi che hanno abbandonato le ricerche. Il gigantismo Ue si confronta con la rapidità di Israele che potendo contare su un Pil elevato e una popolazione piccola non ha badato a spese. Si è dichiarata pronta a pagare alla Pfizer 56 dollari a dose e non 19,5 come l'Europa o 39 come gli States (ogni dose ha le due iniezioni), come ha riportato a novembre The Times of Israel. La scelta di Tel Aviv è stata chiara fin dall'inizio: puntare sui vaccini e assicurarsi che ci siano sempre, ad ogni costo, decidendo di pagarli anche ad un prezzo "maggiorato". Non a caso il governo ha fornito la prima dose a oltre 2,7 milioni di persone (30% della popolazione) e più di 1,3 milioni hanno ricevuto entrambe le dosi. In questi giorni sono stati vaccinati anche i giovani da 16 anni in su e molti bambini. Secondo dati di stampa, Israele ha pagato 315 milioni di dollari a Pfizer-Biontech e Moderna, assicurandosi poco più di 14 milioni di dosi. L'obiettivo è di immunizzare cinque milioni dei suoi 9,3 milioni di cittadini entro la fine di marzo. Pfizer, che fornisce la maggior parte dei vaccini incasserà 245 milioni di dollari.

Moderna, partita la scorsa scorsa settimana, 101 milioni di dollari. Il governo di Netanyahu, inoltre, ha acquistato il vaccino anche da AstraZeneca e sta sviluppando un proprio progetto Il Regno Unito è stato il primo Paese occidentale ad avviare la campagna di vaccinazioni con il siero Pfizer/BioNTech e attende per la primavera 17 milioni di dosi da Moderna. Quasi 6,9 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione) hanno ricevuto la prima dose e circa 470 mila anche la seconda. L'obiettivo è la vaccinazione entro il 15 febbraio di tutti gli over 70, a tutte le persone vulnerabili e a tutti gli operatori sanitari e delle Rsa (circa 15 milioni di persone). Per l'autunno tutta la popolazione sarà coperta. Negli Usa, il presidente Joe Biden ha annunciato l'acquisto di 200 milioni di dosi aggiuntive da Pfizer e di Moderna che dovranno essere disponibili per l'estate. In questo modo entro l'autunno ci saranno abbastanza dosi per 300 milioni di persone. (ITALPRESS).