La LETTURA, supplemento del Corriere della Sera, ha pubblicato un confronto tra Maurizio Ferrera e Marc Lazar, sul tema “Il futuro della sinistra”. La lettura mi ha spinto a fare le considerazioni che seguono. Gli studi universitari mi avevano fatto capire la differenza tra ideologia e ideali e il loro rapporto con le forze politiche, che guidano i Paesi. L’ideologia è una costruzione, difficile da adeguare al tempo e allo spazio, mentre gli ideali rappresentano aspirazioni e traguardi della vita sociale e individuale. In Italia, c’erano Partiti che avevano come base un’ideologia e Partiti basati su ideali. Dopo il fascismo, che aveva fatto avvicinare partiti, anche se concorrenti, iniziò un periodo in cui, il Partito Comunista veniva visto più come antifascista, che come strumento di una ideologia. Il primo risultato fu la costituzione del Fronte Popolare, che rafforzò la confusione e il ruolo del PCI, che utilizzò il sindacato e le organizzazioni delle cooperative per apparire più “partito del popolo” che partito comunista. Negli altri Paesi europei la situazione politica era diversa. La storia della socialdemocrazia dell’Europa occidentale è caratterizzata da un processo continuo di adattamento al contesto economico e sociale. In Gran Bretagna, il Labour Party cercava di adeguarsi ai mutamenti economici, cosa possibile perché aveva come base ideali. Con il nuovo corso geopolitico mondiale, gli Stati hanno dovuto adeguare i loro comportamenti e le loro visioni del futuro. Le riunioni del G7 e di altre sigle (ONU, NATO e BRICS) sono aumentate e affrontano argomenti, sintetizzati nelle recenti missioni del PNRR.
In Italia, il Pci cercò di camuffarsi sotto diverse sigle, che, partendo da quella del Compromesso storico, approdarono a quella del Partito Democratico. Invece di seguire l’esempio dei comunisti tedeschi, che, in risposta al comportamento dell’URSS, in occasione del Congresso di Godesberg, aderirono alla SPD, continuarono a contraddirsi tra il dire e il fare, provocando la nascita di altre sigle, che richiamavano il comunismo. La parola Sinistra è diventata l’ombrello sotto il quale ci sono posizioni diverse e spesso in contrasto tra di loro. E, in una contraddizione storica, i comunisti “ sposarono” i democristiani, diluendo anche le tradizionali posizioni di sinistra. La classe dirigente del PCI, che aveva in D’Alema e Veltroni i massimi rappresentanti, incominciò a cambiare il linguaggio e a curare altri interessi. Alla fine, la sinistra è diventata un’associazione di diversi. Una volta si diceva sinistra e si capiva la sua visione del futuro e i suoi programmi. Negli ultimi decenni si dice sinistra ed appare un gruppo di uomini che vanno a zonzo e che utilizzano il populismo per essere accettati e qualificano fascisti gli avversari. Purtroppo, anche negli altri Paesi europei c’è confusione. Secondo me, se la sinistra vuole sopravvivere, deve darsi una dignità socialdemocratica, chiedendo scusa alle personalità che avevano idee chiare e basate sugli ideali.