Il giudice per l'udienza preliminare di Milano, Anna Magelli, ha disposto il rinvio a giudizio per la Ministra del Turismo, Daniela Santanchè, con l'accusa di falso in bilancio relativo al gruppo editoriale Visibilia, da lei fondato. Il processo inizierà il 20 marzo 2025 e coinvolgerà, oltre alla Ministra, altri 15 imputati, tra cui il compagno Dimitri Kunz, l'ex compagno Canio Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero.
Le accuse della Procura
Secondo l'accusa, tra il 2016 e il 2022, gli imputati avrebbero falsificato i bilanci di Visibilia per mascherare perdite significative e presentare una situazione finanziaria più solida di quella reale. In particolare, si contesta l'iscrizione nell'attivo dello stato patrimoniale della voce "avviamento" per somme comprese tra 3,2 e 3,8 milioni di euro, senza procedere alla necessaria svalutazione già dal 2016. Queste operazioni avrebbero consentito di evitare la ricapitalizzazione della società, nonostante le perdite accumulate.
La difesa di Santanchè
L'avvocato di Daniela Santanchè, Nicolò Pelanda, ha dichiarato che la decisione del giudice era attesa ma lascia "l'amaro in bocca". Ha ribadito la fiducia nell'innocenza della sua assistita, sottolineando che non vi sarebbe stata alcuna operazione di maquillage sui bilanci e che i soci di Visibilia sarebbero sempre stati informati delle perdite, garantendo un'offerta informativa trasparente.
Implicazioni politiche
Questo rinvio a giudizio rappresenta una potenziale fonte di imbarazzo per il governo guidato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che finora ha difeso la ministra Santanchè dalle richieste di dimissioni avanzate dall'opposizione. La Ministra, nota per il suo stile schietto e diretto, ha dichiarato in precedenza che non intende dimettersi nemmeno in caso di rinvio a giudizio, affermando di sentirsi "stabile al governo".
Altri procedimenti in corso
Oltre al processo per falso in bilancio, Daniela Santanchè è coinvolta in un altro procedimento giudiziario. La Procura di Milano ha infatti richiesto un processo per truffa aggravata ai danni dell'INPS, relativo all'ottenimento indebito di circa 126.000 euro di cassa integrazione COVID-19 per 13 dipendenti di Visibilia, che avrebbero continuato a lavorare nonostante risultassero in cassa integrazione. La decisione sulla competenza territoriale di questo caso è attesa per il 29 gennaio.