"Lo smart working ci pone davanti alla necessita' di un cambiamento delle organizzazioni sindacali. Non e' sufficiente contrattare orario e salario, ma c'e' bisogno di un coinvolgimento nella fase di progettazione dei cambiamenti che questa nuova modalita' pone, del fare impresa". Cosi' Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel corso del dibattito con Massimo D'Alema organizzato dalla Fondazione Italianieuropei. "Sullo smart working il sindacato deve fare il suo mestiere nel modo migliore possibile. Il punto di partenza e' che i contratti nazionali di lavoro regolino questa modalita'. Stiamo vivendo una trasformazione che non ci riportera' al pre-pandemia, non si tornera' indietro, quindi se il lavoratore si trovera' a dover affrontare la doppia situazione di lavoro da remoto e in presenza, i contratti lo devono regolare", ha aggiunto.
"In generale lavorare a distanza aumenta il carico di lavoro, poi c'e' il problema della formazione, dell'aggiornamento, della maggiore esigenza della stessa impresa rispetto alla cooperazione dei soggetti che lavorano in presenza-distanza. Cominciano a esserci accordi sia nazionali che di aziende su come regolare il tempo, i diritti sindacali, la disconnessione", ha ossercato Landini. (ITALPRESS).