La crisi, spiega l'Istat, ha "prodotto divisioni sul territorio, anche a causa della applicazione delle misure di contenimento della pandemia su base regionale". Risultano colpite dalla crisi tutte le Regioni, ma l'impatto piu' forte e' al Centro-Sud. Lo rileva il Rapporto 2021 sulla competitivita' dei settori produttivi dell'Istat. In 11 regioni, si legge, "almeno la meta' delle imprese presenta almeno due di tre criticita' che le denotano a rischio Alto o Medio-alto (riduzione di fatturato, seri rischi operativi e nessuna strategia di reazione alla crisi)". Sette sono nel Mezzogiorno (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia), una al Nord (Provincia autonoma di Bolzano) e tre nel Centro Italia (Lazio, Umbria e Toscana). Un indicatore territoriale di "rischio combinato" (sintesi del rischio per imprese e addetti) mostra che la crisi "accentua il divario tra le aree geografiche: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio", cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro (Umbria) mentre le sei a rischio basso sono tutte nell'Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento). L'impatto economico della pandemia sui territori e' stato "eterogeneo ma pervasivo". Le regioni la cui economia e' specializzata nelle attivita' piu' colpite dalla recessione appartengono a tutte le macro-ripartizioni: Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Sardegna, Lazio e Toscana (settori del turismo), Veneto, Toscana, Umbria e Marche (tessile), Calabria e Sicilia (commercio e ristorazione).