L’odissea di Ottavia: un salvataggio nelle viscere della terra

Storia a lieto fine della speleologa più coraggiosa ma sfortunata: ora sta bene e in ospedale

l odissea di ottavia un salvataggio nelle viscere della terra

Caduta, ferita, salvata. Un anno dopo: caduta, ferita, salvata. 159 persone impegnate h24 per quattro giorni

Nel cuore della montagna, dove la luce non penetra e il silenzio è interrotto solo dall’eco dei passi, si è consumata una storia di resilienza, sacrificio e speranza. Per settantacinque ore, l’Abisso Bueno Fonteno è stato il teatro di un’operazione di soccorso straordinaria, culminata nelle prime ore del 18 dicembre con il salvataggio di Ottavia Piana, speleologa di 32 anni. Una giovane esploratrice, mossa dalla passione per l’ignoto, è rimasta intrappolata nelle profondità della terra, trasformando un’avventura in un dramma che ha coinvolto 159 soccorritori.

Era il 14 dicembre, poco dopo le 19, quando il terreno sotto i piedi di Ottavia ha ceduto all’improvviso, facendola precipitare per cinque metri. Un volo che le ha causato traumi e fratture multiple a gambe, torace e volto. Gli altri speleologi, suddivisi in gruppi per esplorare la grotta, hanno subito organizzato una risalita per dare l’allarme. Quattro ore di cammino li hanno condotti all’esterno, e alle 22.30 l’allerta è stata lanciata alla IX Delegazione speleologica lombarda.

L’arrivo della prima squadra medica

Nelle prime ore di domenica 15 dicembre, il campo sportivo di Fonteno si è trasformato in un campo base per le operazioni di soccorso. La prima squadra medica, composta dal medico Rino Bregani, dalla collega Silvia Ramondo e dall’infermiera Elena Landoni, è entrata nella grotta verso le 2 del mattino, impiegando otto ore per raggiungere Ottavia.

Con una dedizione straordinaria, il team ha lavorato per altre sedici ore sul posto, stabilizzando Ottavia e preparandola per il trasporto. «Abbiamo affrontato un percorso difficile e interminabile, ma il suo spirito ci ha sostenuti», ha dichiarato il dottor Bregani al termine di un’operazione che lo ha visto insonne per oltre 46 ore.

L’inizio della risalita

La risalita è iniziata nel pomeriggio di domenica. Ottavia, immobilizzata su una barella, è stata trasportata attraverso passaggi angusti e meandri stretti, alcuni dei quali hanno richiesto la disostruzione con microcariche esplosive. Ogni metro conquistato ha rappresentato una sfida, ma la determinazione dei soccorritori ha prevalso. Nel primo giorno di risalita, la barella ha coperto circa un terzo del tragitto.

La progressione verso l’uscita

Tra lunedì e martedì, la squadra ha affrontato la seconda metà del percorso, arrivando nelle sezioni più conosciute della grotta. La fase più critica sembrava superata, ma la prudenza restava fondamentale. Intanto, all’esterno, i vigili del fuoco hanno bonificato l’area destinata all’intervento dell’elicottero, rimuovendo ostacoli che avrebbero potuto complicare il recupero.

La notte del salvataggio

Nella serata di martedì 17 dicembre, il traguardo sembrava ormai vicino. Verso le 22, una nota del Soccorso Alpino ha annunciato un’accelerazione delle operazioni, grazie alla straordinaria resistenza di Ottavia, che, nonostante il dolore, continuava a tollerare bene il trasporto. Alle 2.59 del mattino del 18 dicembre, Ottavia è finalmente uscita dall’Abisso Bueno Fonteno. Accolta con sollievo e commozione, è stata trasferita in una tenda vicina all’uscita per evitare shock termici, prima di essere caricata sull’elicottero e condotta all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Le condizioni di Ottavia

Con fratture multiple ma in condizioni stabili, Ottavia Piana è ora ricoverata e sottoposta ad accertamenti. La sua forza e il lavoro instancabile di medici, infermieri e tecnici hanno trasformato un incubo in una storia di salvezza. Per lei e per chi l’ha salvata, questa esperienza resterà un simbolo di speranza e solidarietà umana.