Un archivio segreto, grande quanto il Duomo di Milano, contenente informazioni riservate su figure pubbliche, tra cui il campione olimpico Marcell Jacobs e il suo staff. Al centro di questa rete, la società Equalize, guidata dal pirata informatico Nunzio Samuele Calamucci, attualmente agli arresti domiciliari, e da una squadra di ex appartenenti alle forze dell'ordine e esperti di sicurezza. L'inchiesta svela il modus operandi di un gruppo che operava per asservire le informazioni riservate ai propri interessi economici e per espandere il proprio controllo su dati governativi e giudiziari.
Una banca dati senza confini
Calamucci e i suoi collaboratori si vantano della loro banca dati, che include frammenti dell’archivio del noto politico Giulio Andreotti. Da ex carabiniere, Vincenzo De Marzio aveva trattenuto per anni documenti interni della sezione anticrimine, condividendoli poi con Equalize. Le intercettazioni mostrano un traffico continuo di dati riservati, spesso scambiati tramite piattaforme come "WeTransfer". È un gioco di potere che coinvolge magistrati, prefetti, e ora anche l’oro olimpico Jacobs, vittima inconsapevole di una sorveglianza illecita orchestrata per meri profitti economici.
Marcell Jacobs, tra gloria olimpica e bersaglio di spionaggio
Dopo la vittoria olimpica, anche Jacobs è entrato nei radar di Equalize. L’ordine di spionaggio, scoperto durante le analisi dei dispositivi di due collaboratori del gruppo, era commissionato da un avvocato e gestito dal gruppo di spionaggio milanese. L'informativa dei carabinieri di Varese indica date specifiche, dal 15 settembre 2020 fino all’agosto 2021, con particolare attenzione ai momenti più significativi della carriera dell’atleta. Lo scandalo fa luce su un sistema che si nutre di dati riservati, pronto a sfruttare la vita privata dei suoi obiettivi.
I limiti tra giustizia e controllo illecito
L'inchiesta evidenzia il rischio di un controllo sfrenato e incontrollato delle informazioni. Equalize, forte di connessioni con ex agenti e tecnici informatici, ha plasmato una realtà parallela in cui i dati riservati diventano moneta di scambio. La vicenda solleva questioni etiche e legali sull'uso delle informazioni riservate e sul potere che esse conferiscono nelle mani sbagliate, con un occhio di riguardo per il futuro della privacy e del controllo statale.