La Corte di Appello di Milano ha confermato la sentenza di assoluzione pronunciata dal Tribunale di Busto Arsizio nel gennaio 2022 nei confronti di un sindacalista accusato di violenza sessuale sul luogo di lavoro ai danni di una hostess. Secondo i giudici, la donna avrebbe reagito all'aggressione sessuale dopo 20 secondi, non dando prova del suo dissenso.
Il ricorso della Procura e di Differenza Donna
La Corte ha rigettato l’appello proposto dalla Procura e dall'avvocata Maria Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale dell'associazione Differenza Donna. La donna si era rivolta a questa associazione, che ha seguito il caso con attenzione. "Faremo ricorso in Cassazione perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale e come tale va giudicato", sottolinea Maria Teresa Manente.
La necessità di una riforma
Questa vicenda giudiziaria evidenzia l'urgenza di una riforma della norma prevista dall'articolo 609 bis del Codice Penale. Maria Teresa Manente continua: "La norma deve definire in maniera chiara che il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna, il cui dissenso è sempre presunto, così come previsto dalla Convenzione di Istanbul".
Raccomandazioni internazionali
Anche il comitato Cedaw, con la decisione A. Fois contro Italia 2022, un caso patrocinato da Differenza Donna, ha raccomandato all'Italia di intervenire su questa norma, indicando il consenso all'atto sessuale quale elemento essenziale per la valutazione del reato. "L'onere di provare il consenso della donna all'atto sessuale deve essere fornita dall'imputato. Attualmente, la legge favorisce la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano e ciò è inaccettabile", conclude Manente.
Casi Analoghi
La sentenza di assoluzione di Roma
Nel 2021, il Tribunale di Roma ha assolto un uomo accusato di violenza sessuale, basandosi sul fatto che la reazione della vittima fosse stata considerata "non immediata" e quindi insufficiente a dimostrare il dissenso. Anche in questo caso, la sentenza ha suscitato critiche da parte delle associazioni per i diritti delle donne, che hanno evidenziato la necessità di rivedere le normative in materia di consenso.
La vicenda di Torino
Un caso simile si è verificato a Torino nel 2020, dove un uomo è stato assolto dall'accusa di violenza sessuale perché la vittima non aveva manifestato un chiaro dissenso. Le organizzazioni per la tutela dei diritti delle donne hanno nuovamente sollevato la questione della necessità di una riforma legislativa che presuma sempre il dissenso in assenza di un chiaro consenso.
Il caso di Genova
Nel 2019, a Genova, un altro caso di assoluzione ha portato alla luce le problematiche legate alla normativa sul consenso sessuale. La corte ha ritenuto che la reazione della vittima non fosse sufficientemente tempestiva, sollevando nuovamente dibattiti sulla necessità di allineare la legge italiana con le direttive internazionali in materia di violenza sessuale.
Questi casi dimostrano la necessità urgente di una riforma legislativa che tuteli adeguatamente le vittime di violenza sessuale, garantendo che il consenso sia sempre un elemento essenziale per la valutazione del reato.