Lasciò morire di stenti la sua neonata, confermato l'ergastolo a Pifferi

La difesa aveva chiesto l'assoluzione con una motivazione risibile: «L'infanzia difficilile».

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Diana lasciata per sei giorni senza assistenza e cibo: la mamma era con il nuovo fidanzato

Alessia Pifferi è stata condannata all'ergastolo. I giudici della corte d'Assise di Appello di Milano hanno cofermato la condanna già decisa in primo grado per l'omicidio aggravato della figlia Diana, di soli 18 mesi, lasciata morire di stenti nella sua culletta. Un abbandono, dal 14 al 20 luglio del 2022, per il quale le erano contestate le aggravanti della premeditazione, dei motivi futili e il legame parentale per la figlia. 

La parte civile

«Caso agghiacciante. Ci troviamo di fronte a una condotta di natura volontaria, la responsabilità è chiara a seguito di granitiche prove, mai scalfite dagli esiti dell'istruttoria. In questo processo c'è solo una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell'omicidio della piccola Diana, sapeva benissimo che abbandonando la figlia in quel modo ne avrebbe provocato la morte». Lo ha affermato in aula stamane, Emanuele De Mitri, avvocato di parte civile, nel processo che vede imputata Alessia PIFFERI accusata dell'omicidio aggravato della figlia Diana, di 18 mesi, lasciata morire di stenti.
«Alessia Pifferi  decide autonomamente di lasciare la figlia in casa, mente al compagno e ai familiari su dove è la bambina. Il dubbio sull'imputabilità è stata smantellata dalle perizia che sostiene che era capace di intendere e volere al momento del fatto e questo dato non è superabile da nessun problema cognitivo dell'infanzia o dalla sua poca volontà di studiare da bambina. Non ci sono anomalie comportamentali, non ci sono anomalie che possono inficiare l'istinto materno, non c'è nessun essere che non accudisce i propri bambini», ha aggiunto il legale che tutela gli interessi di Maria e Viviana, rispettivamente madre e sorella dell'imputata. «In quest'aula non c'è stato un solo elemento a suo favore. Abbiamo assistito a tentativi di giustificare una condotta omicidiaria, tentativi da commedia dell'arte meschini e gravi tentativi di denigrare la famiglia d'origine: è falso che la madre e la sorella l'hanno abbandonata. Ha tradito la piccola Diana, ha tradito il suo corpo nonostante ci dica che vive per lei. Alessia Pifferi  ha accettato il solo esito possibile: la morte. È stata una donna presuntuosa, è stata una donna lussuriosa che ha seguito l'appetito del corpo. Non c'è nessuna responsabilità dei familiari, Maria e Viviana mai avrebbero potuto pensare che Alessia Pifferi  abbandonasse la figlia e per questo l'omicidio ha un solo responsabile, un solo nome», conclude l'avvocato che chiede di non concedere le attenuanti generiche e di liquidare 200mila euro per la madre dell'imputata e 150mila euro per la sorella come danno d'immagine (o 100mila euro ciascuna come provvisionale) per una famiglia che è già attinta dall'ergastolo del dolore. 

La difesa

"Se dovessi levarmi il cencio nero dalle spalle direi che Alessia Pifferi è un mostro, che ha fatto una cosa terribile e tremenda". A parlare in aula è Alessia Pontenani, legale che difende Alessia Pifferi, a processo, davanti alla Corte d'appello di Milano, per la morte della figlia Diana, 18 mesi. L'avvocata chiede per la 38enne "l'assoluzione". "Alessia Pifferi non ha mai dato problemi, non è una psicotica, è una ragazza che è cresciuta nell'assoluto isolamento morale, culturale, ma mai - ripete l'avvocata - ha dato problemi, altrimenti non saremmo qui". "Alessia Pifferi ha avuto una vita terribile, è cresciuta nell'abbandono e nell'incuria", evidenzia Pontenani, è stata una "bambina bisognosa di amore al punto da diventare pericolosa". "Alessia Pifferi è attaccata a me perché le sto dando la cura e l'affetto che non ha mai avuto".L'avvocata ripercorre in aula le tappe della vita della 38enne, dai problemi avuti fin da bambina, i rapporti con la madre Maria Assandri e la sorella Viviana Pifferi, rapporti difficili. "A un certo punto la signora Alessandri ha un incidente e il padre scrive: 'Chi meglio della bambina - Alessia ha 15 anni in quel momento - può fare aiuto morale alla madre?". Da quel momento, Pifferi lascia la scuola senza farvi più ritorno e "non per mancanza di volontà, ma per accudire la madre". Alessia Pifferi "non ha mai lavorato un giorno in vita sua", era stata mandata a fare le pulizie, poi la famiglia aveva "pensato a un banchetto" al mercato davanti casa, un progetto che non va in porto. A conti fatti, "Alessia non ha mai lavorato un solo giorno". 

Il pubblico ministero

Alessia Pifferi "e' stata descritta come una vittima, aleggia in questo dibattimento una idea della quale abbiamo dimostrazioni del contrario. Alessia Pifferi non ha nessun deficit, nessuna perizia lo dimostra". Questo l'intervento del pm Francesco De Tommasi, a chiusura della fase dibattimentale. "Si e' fatto riferimento alla lettera di un parroco, a testimonianze che sono state rese con parole che non sono state mai state dette - ha proseguito - certo che non ha mai pensato di far sparire il corpo della figlia, questo non dimostra che lei non abbia pensato a una possibile strategia nel momento in cui trova Diana senza vita". E ancora "ha mentito, si e' mostrata da subito lucida, ha inventato una storia per scrollarsi da subito le responsabilità. Le sue supposte e presunte difficolta' durante infanzia e adolescenza non hanno e non possono incidere su quello che e' accaduto perche' e' innato nell'essere umano l'accudimento dei propri figli. E' stata raccontata una storia che non trova riscontro in questo processo. Chiedo venga data ad Alessia Pifferi la speranza di superare e compensare la sua colpa senza riconoscere alcun beneficio", ha concluso il pm prima dei ritiro in camera di consiglio della Corte presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini. 

Pene accessorie

La Corte d'Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha condannato Alessia Pifferi anche al versamento di provvisionali di 20mila euro per la sorella Viviana e di 50mila euro per la madre Maria. Entrambe le familiari si sono costituite parti civili nel processo per l'omicidio della piccola Diana, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Durante la lettura del dispositivo, dopo una camera di consiglio durata circa 2 ore e mezza, Alessia Pifferi è rimasta impassibile.