Costantemente vigili nel monitorare la situazione locale e regionale ma sereni nel gestire ogni possibile sviluppo grazie a una lunga esperienza in teatri di guerra e una familiarità nel gestire le incertezze, tipiche di contesti così volubili come il sud del Libano a ridosso della linea di demarcazione con Israele. Con questo spirito i circa mille soldati italiani, inquadrati nella missione Onu (Unifil), hanno seguito lo sviluppo notturno del tanto paventato attacco missilistico iraniano contro Israele.
"Non eravamo sorpresi degli eventi, ma li abbiamo seguiti in maniera costante", racconta il tenente colonnello Bruno Vio, portavoce della Brigata alpina Taurinense. Al comando del generale di brigata Enrico Fontana, la Taurinense è da due mesi e mezzo impegnata nel sud del Libano a gestire le operazioni dei caschi blu nel settore occidentale dell'area di responsabilità della missione Onu. Nonostante la tensione palpabile in tutta l'area, l'atmosfera tra le truppe è rimasta concentrata ma calma.
"Abbiamo continuamente monitorato la situazione, consapevoli delle procedure di sicurezza da seguire in ogni possibile scenario", ha aggiunto il portavoce. "Non sottovalutiamo gli eventi che ci accadono attorno - sottolinea il tenente colonnello - ma li sappiamo gestire. Questo è il compito che ci è stato affidato e per cui siamo stati addestrati".
Questa costante vigilanza non è nuova per i militari italiani di Unifil, abituati a gestire l'incertezza di un'area geopoliticamente complessa. "La quotidianità in questo contesto ti insegna a sviluppare certi automatismi, si impara a gestire situazioni potenzialmente pericolose con estrema naturalezza", ha continuato il portavoce. La Brigata Taurinense, che da vent'anni opera in alcuni dei teatri di guerra più difficili, dal sud del Libano all'Afghanistan e ai Balcani, porta con sé una profonda esperienza, cruciale in momenti come questo. Il contingente era al corrente della chiusura degli spazi aerei israeliano e libanese. "Nonostante queste notizie, siamo rimasti concentrati sul nostro compito". Anche perché, conclude il tenente colonnello Bruno Vio, è "percepibile sul territorio la sensazione che la missione Unifil sia un importante strumento di dialogo tra le parti" in conflitto.