Il padre di Saman smentisce suo fratello: «Non ho ucciso mia figlia»

Il 47enne pakistano nega l'orrendo delitto della ragazza che non voleva il matrimonio combinato

il padre di saman smentisce suo fratello non ho ucciso mia figlia

Il padre di Saman, Shabbar Abbas, continua a negare il suo coinvolgimento nell'omicidio della 18enne. Egli aggiunge che è totalmente falso il fatto che fosse contrario alla relazione della figlia con il fidanzato Saqib. Il 47enne pakistano, prima ancora di entrare in aula, respinge con veemenza tutte le accuse e offre la sua versione dei fatti agli avvocati difensori Enrico Della Capanna e Simone Servillo. Questa versione, tuttavia, entra in conflitto con la narrativa presentata dall'accusa.

Venerdì prossimo sarà presente alla prima udienza fissata dopo l'estradizione. 

Secondo quanto riferito, Shabbar sarebbe venuto a conoscenza per la prima volta delle testimonianze rese da suo fratello Danish Hasnain - zio di Saman, anch'esso imputato per l'omicidio - e dal figlio minorenne di Saman. Shabbar contesta specificamente il punto chiave della ricostruzione fatta dal figlio, che è parte civile nel processo, sostenendo che Danish non fosse in realtà presente a casa sua nella notte del 30 aprile 2021.

Inoltre, Shabbar nega il presunto movente di "delitto d'onore" ipotizzato dalla Procura, dichiarando che non si opponeva al fatto che sua figlia sposasse qualcun altro. Sostiene che l'uccisione delle donne per motivi d'onore sia un vecchio retaggio nel suo Paese d'origine e che nella sua famiglia non sia mai accaduto. Sostiene di non aver mai imposto restrizioni a sua figlia, ma solo di averle dato consigli. Afferma che il disagio di Saman nei confronti della famiglia era dovuto al desiderio di una vita più libera, non a imposizioni matrimoniali.

Shabbar nega inoltre qualsiasi coinvolgimento da parte di sua moglie Nazia nell'omicidio e smentisce le accuse di minacce ai genitori di Saqib in Pakistan. Sostiene di aver chiesto ai familiari di Saqib se il ragazzo avesse intenzione di sposare Saman, ma gli avrebbero risposto di no perché Saqib era già impegnato con un'altra persona. Di conseguenza, avrebbe chiesto loro di non pubblicare più foto di Saqib e Saman sui social media.

Infine, Shabbar ammette di aver considerato che l'omicidio potesse essere avvenuto all'interno della famiglia, forse come risultato di un litigio che è degenerato a causa della volontà di Saman di lasciare la casa. Riguardo alla fuga in Pakistan subito dopo l'omicidio, afferma che Saman avrebbe dovuto seguirli, ma non fu possibile a causa di un divieto imposto dal tribunale italiano.

Queste dichiarazioni di Shabbar sono in netto contrasto con le ricostruzioni degli investigatori, e il processo dovrà ora determinare se Shabbar intende ribadirle spontaneamente o se accetterà di essere interrogato in merito. Nel frattempo, per venerdì è prevista un'udienza durante la quale inizialmente sarebbe dovuta essere ascoltata la testimonianza del fratello di Saman.

Tuttavia, la testimonianza del ragazzo è stata rinviata, probabilmente perché la difesa di Shabbar chiederà di sentire nuovamente altri testimoni che sono già stati ascoltati mentre la sua posizione era stralciata dal processo. Si prevede che il processo nei confronti dei cinque familiari di Saman imputati dovrebbe concludersi in autunno.