Svolta nell’indagine sulla tragedia del Mottarone. La giudice per le indagini preliminari, Donatella Banci Buonamici, non ha infatti convalidato il fermo degli indagati. Luigi Nerini e Enrico Perocchio, gestore dell’impianto e direttore d’esercizio, sono liberi, mentre è ai domiciliari il caposervizio Gabriele Tadini. Secondo il giudice non sussisteva nessuna delle condizioni necessarie alla detenzione, ovvero: reiterazione del reato, inquinamento delle prove (l’impianto è stato sequestrato) e fuga. Secondo la gip infatti il clamore mediatico del caso è sufficiente ad impedirne la fuga. Non solo, anche prima del fermo i tre sono sempre rimasti nella zona di Stresa, collaborando. Tadini è certamente responsabile della scelta di inserire il “forchettone” che ha inibito il funzionamento del freno d’emergenza, ma non è questa la causa scatenante della tragedia costata la vita a 14 persone, bensì il cedimento della fune trainante. Su questo deve indagare la procura, poi la mancanza dell’impianto emergenziale, previsto solo in Italia, ha peggiorato la situazione.
Perocchio, direttore d’esercizio, è un dipendente della Leitner, la società che percepisce 127 mila euro all’anno per la manutenzione, e che aveva solo da perdere dall’inserimento dei forchettoni. Nerini, infine, come gestore dell’impianto è quello che ancora di più rischiava. Anche perché tutti i controlli di legge, e tecnici, ancora il 30 aprile confermarono che l’impianto funzionava correttamente, e la fune pur avendo 23 ani, era integra, così come i punti d’attacco. Questi sono gli aspetti su cui i periti sono già al lavoro, e su cui si concentreranno gli esami non ripetibili, finora rinviati dalla procuratrice Olimpia Bossi, e che si dovranno svolgere nel luogo della tragedia.