Un disegno di legge punta a fermare i vandali e chi imbratta monumenti, edifici pubblici e luoghi di culto in nome di principi ecologisti. Il Governo punta a insprire le punizioni con una sorta di daspo con divieto di avvicinarsi a meno di dieci metri da beni «mobili e immobili» sottoposti a tutela se necessario anche con il carcere fino a tre anni. Primo firmatario del progetto di legge, già depositato a palazzo Madama e in attesa di cominciare l’iter in commissione, è il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei. Una stretta che, nelle intenzioni dell’esponente meloniano, potrebbe diventare realtà nel giro di poche settimane. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è stato lo sfregio alla Barcaccia di Piazza di Spagna, riempita di liquido nero. Preceduto dal lancio di vernice arancione contro Palazzo Vecchio a Firenze e (prima ancora) contro la sede del Senato.
Le pene più severe
Innanzitutto, il ddl prevede che a chi «imbratta odeturpa» volontariamente un edificio o un monumento storico tutelato, venga impedito di avvicinarsi a una distanza inferiore di dieci metri da qualunque bene culturale sottoposto alla stessa tutela, per un periodo variabile da sei mesi a un anno. Il daspo scatterebbe, secondo il progetto di legge, già dalla denuncia, o da una condanna anche non definitiva. Dunque, senza dover aspettare i tempi lunghi di tre gradi di giudizio. Per i casi più gravi, le pene previste per il reato di danneggiamento vengono estese anche a chi imbratta o deturpa il patrimonio storico e culturale: si rischia la reclusione da sei mesi a tre anni
Il deterrente
Di fatto non si tratta di un nuovo reato, ma un ampliamento di ciò che già esisteva. In pratica «Il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile non deve essere assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche», che «non possono essere in alcun modo legittimate».