Raffaella Carrà, la prima e ultima showgirl italiana

L'omaggio dei personaggi del mondo dello spettacolo

raffaella carra la prima e ultima showgirl italiana

Si susseguono dalla giornata di ieri i messaggi di cordoglio dei personaggi del mondo dello spettacolo nostrani e oltre oceano. ''È un colpo al cuore, un colpo orrendo che arriva totalmente inaspettato''. Sophia Loren descrive con queste parole il proprio sentimento nell'apprendere la notizia della morte di Raffaella Carrà. ''Prima di quella bella intervista, nel corso di 'A raccontare comincia tu' nella quale veramente sembravamo vecchie amiche, non ci eravamo mai incontrate personalmente. Eppure tante volte ci eravamo andate vicinissime, in Italia e in America. Quasi incrociate in sala trucco, in uno studio televisivo, una volta ero ospite in uno show dove c'era anche lei ma io ero intervistata da Corrado, da un'altra parte, e così anche quella volta niente''.

Eppure, durante l'intervista, la Loren l'aveva chiamata ''sorellina Carrà''. Perché, spiega, ''sentivo quella sorellanza nonostante ci fossimo strette la mano per la prima volta lì. La seguivo da tempo e la consideravo fenomenale. Ci siamo divertite tutto il tempo, è stato bello lavorare insieme, ci si capiva al volo e le battute erano tutte spontanee. Noi parliamo ma io non riesco ancora a credere che se ne sia andata senza dire niente. Una lezione per tutti''. Dopo l'intervista televisiva siamo rimaste in contatto, aggiunge, ''per quello che è stato possibile. Con me è sempre stata carina, presente e affezionata. Figuriamoci che mentre prendevamo il caffè mi disse di non fumare più e da allora non l'ho più fatto, ho buttato la sigaretta e non l'ho mai riaccesa. Raffaella è un regalo che la vita mi ha fatto". La Loren parla infine del rigore e del perfezionismo che l'accomunava alla Carrà: ''Se non si fa così non si va da nessuna parte. Devi lavorare con amore e dedizione, se non ci credi tu per prima è finita. Bisogna avere fiducia in sé stessi e lei l'aveva, e così ti prepari per realizzare i tuoi sogni. E se si cade, si ingoia e si riprova. Era una grande professionista e una donna meravigliosa, aveva fatto spettacoli bellissimi eppure si stupiva ancora ed era entusiasta. Aveva passato la vita nello spettacolo ed era diventata universalmente la Carrà. Non è un traguardo qualunque. Pochissimi possono dire a ragione di essere arrivati al top''.

Argentina, Cile, Messico e Perù sono solo alcuni dei Paesi latinoamericani che hanno reagito con dolore alla notizia della improvvisa scomparsa di Raffaella Carrà, indimenticabile interprete di canzoni come "Fiesta", "Hay que venir al sur'" ed "Explota, explota". I media di Buenos Aires ricordano che "da sempre la Carrà ebbe una attrazione per l'America, e soprattutto per l'America di lingua spagnola, che le tributò un'accoglienza pari solo a quella che la star era solita ricevere in Italia". Anche in Spagna si moltiplicano gli omaggi e i messaggi di cordoglio del mondo dei media e dello spettacolo. "Se n'è andata una grande, ma rimarrà viva nella memoria collettiva", dice uno dei tweet pubblicati dal profilo di Rtve, l'azienda radiotelevisiva pubblica spagnola, per la quale la Carrà ha condotto diversi programmi. "Era la regina della televisione italiana", scrive El País. Omaggi anche dalla politica: "Simbolo musicale, presentatrice, paladina dei diritti Lgtbq", si legge sul profilo Twitter del Partito Socialista, prima forza di governo in Spagna, "oggi ci lasci la tua allegria e il tuo spirito unico". 

"La forza di Raffaella era la normalità" dice Pippo Baudo intervistato a Repubblica. "Era una donna normale che è riuscita a diventare una primadonna grazie a una forza di volontà eccezionale, un desiderio di farcela che non l'ha mai fatta fermare davanti alle difficoltà. Non sapevo che fosse malata, la notizia è stata un colpo al cuore". Pippo Baudo ricorda di quando si sono conosciuti: "Una vita fa. Eravamo due provinciali sbarcati a Roma: io da Catania lei, da Bellaria. Era determinatissima. Era una donna speciale, che in tv ha fatto tutto, ha avuto coraggio e ha anche rischiato. Diciamo la verità: quale donna avrebbe avuto il coraggio di fare coppia con Mina? Era bellissima, cantava da Dio, era più alta di venti centimetri... Invece Raffaella fece Milleluci. Senza sfigurare. Anzi". Il segreto del successo? "Lo studio. Non lasciava niente al caso, era una perfezionista. Con una caratteristica in più, fondamentale: la normalità. Una normalità straordinaria, ma le donne si riconoscevano in lei. Quando le ragazze la guardavano in tv pensavano che avrebbero potute essere anche loro le nuove Carrà". Però non era una creatura irraggiungibile, era una "diva casalinga", nel senso che era la diva della porta accanto anche se ha fatto cose pazzesche: era una soubrette completa. E ha sempre cantato, ha fatto le tournée in America Latina, ha avuto un successo pazzesco in Spagna. Non potrò mai dimenticarlo: ero a Madrid, vedo un manifesto, Raffaella Carrà a Plaza de Toros. Compro il biglietto, si esibiva lei da sola con il suo gruppo: c'erano ad applaudirla trentamila persone. Una cosa incredibile, un amore come per nessun'altra italiana". Non c'è un'erede di Raffaella Carrà? "Ma per carità, viviamo in una mediocrità totale".